Per fare un albero ci vuole un seme.
Parafrasando le parole di Gianni Rodari, per fare un’azienda, ci vogliono le persone.
E per fare un’azienda come SMI, ci vogliono persone appassionate, che sappiano guardare nella stessa direzione, ognuna con la sua specificità e ricchezza.
Nel raccontare chi siamo, abbiamo scelto di farlo attraverso chi lavora ogni giorno al sogno di SMI e lo rende realtà.
Piccoli racconti, scorci di vita, che compongono, come tessere di mosaico, una storia collettiva, fatta di mille colori, passioni, provenienze, background: perché nel nostro universo essere differenti è un valore.

Intervista al nostro CIO e Co-founder Stefano Tiburzi

Quali sono i valori e la mission con cui hai co-fondato SMI e con cui guidi l’azienda e il tuo team?

Quando con Cesare abbiamo iniziato a pensare a un’impresa nostra, ci siamo detti: “Facciamola come l’abbiamo sempre desiderata”.

Abbiamo voluto legare l’azienda alle persone che la abitano, alle loro idee e alle loro esigenze. Volevamo superare il vecchio concetto di azienda padronale.

Abbiamo cercato sempre di mettere al corrente le persone che lavorano con noi sull’andamento aziendale. Ci siamo sempre confrontati con i nostri collaboratori sui progetti, sia quando eravamo pochi, sia oggi che siamo più di 150 dipendenti.

Questo è stato fondamentale per la crescita di SMI, e il nostro impegno oggi è quello di creare una struttura che gestisca operativamente l’insieme, ma che arrivi anche al singolo collaboratore.

Cosa significa essere CIO di un’azienda dell’ICT?

Ho iniziato come responsabile dei servizi e, successivamente, il mio ruolo è rientrato nella parte CIO. In questi anni ho imparato che non si nasce con la forma mentis del CIO: l’ho acquisita pian piano. La parola chiave di questo ruolo è “evoluzione”.

È importante avere un mindset che ti permetta di comprendere i cambiamenti e di evolvere.

Introdurre un cambiamento in un’azienda significa anche farne capire i vantaggi a tutti coloro che sono coinvolti. Non è facile, ma sta a noi cercare di dare una prospettiva più ampia.

Qual è l’approccio di SMI al project management?

Il project management vive di rigorosità e io, rigoroso, lo sono di natura. Il project management in SMI vive di attenzione sui tempi, sui costi, sugli stakeholder e sui processi di ogni singolo progetto. Ovviamente ogni cosa va adattata alla situazione: a volte la troppa rigidità può essere un limite, piuttosto che un vantaggio. La bravura del project manager non sta tanto nell’applicare la regola, ma nel capire come gestire l’eccezione. Questo si può fare solo con la formazione, che per noi è stato uno dei fondamenti da cui partire per fare impresa.

Oggi abbiamo almeno una decina di collaboratori che stanno iniziando un percorso di project management.

Industria 4.0, IoT, Cloud, Cybersecurity sono tutte tecnologie che stanno aumentando esponenzialmente. Ma qual è il livello di maturità tecnologica delle aziende in Italia?

Di certo, il livello della tecnologia in Italia è elevato. La criticità è che non è omogeneo e diffuso in maniera orizzontale. Sicuramente la pandemia ha funzionato da acceleratore. Molte tecnologie erano già pronte da anni, ma non venivano acquisite. Ora non torneremo indietro, ma è servito un forte elemento di rottura per implementarle.

La pandemia, come ogni catastrofe, ha contribuito a creare un nuovo equilibrio.

Oggi vedo che molte tecnologie sono ormai acquisite, mentre su altre non si comprendono ancora tutte le potenzialità. La speranza è che questo nuovo equilibrio ci conduca a un livello tecnologico superiore.

A proposito di soluzioni IoT, in che modo SMI supporta le aziende che vogliono approcciare a questa tecnologia?

Quando parliamo di IoT, il pensiero va subito al risparmio energetico, perché è un argomento che, sebbene riguardi tutte le aziende, non è ancora così diffuso. Molti nostri clienti – sia privati sia P.A. – non hanno ancora un approccio avanzato nel monitoraggio dei consumi. Il risparmio energetico e la sostenibilità dovrebbero essere, invece, il primo obiettivo delle imprese, in questo momento soprattutto.

Il risparmio energetico non va inteso, poi, solo come risparmio dei consumi. Gli automatismi che si possono implementare con l’IoT aiutano a risparmiare non solo energia elettrica, ma anche energia che le persone utilizzano per fare una qualsiasi attività.

Con un cliente, che ha investito in fonti di energia rinnovabile, stiamo facendo proprio questo lavoro. È evidente che un pannello solare possa apportare benefici energetici, ma può essere integrato con automatismi e controlli che lo rendono ancora più efficace ed efficiente.

Il nostro obiettivo è quello di supportare le aziende per renderle più sostenibili in ogni settore.

L’innovazione è fondamentale per rimanere al passo con i tempi e anticipare le esigenze dei clienti. In che modo viene incoraggiata all’interno di SMI?

Sono convinto che l’innovazione non debba essere relegata solo agli strumenti tecnologici, ma debba innanzitutto riguardare l’approccio strategico. La tecnologia è uno strumento al nostro servizio, mentre l’innovazione guida l’utilizzo della tecnologia.

Noi nasciamo come società tecnologica quindi, ovviamente, utilizziamo la videoconferenza, abbiamo i nostri dati in cloud, facciamo supervisione dei nostri uffici e dei consumi con strumenti di building automation. È la nostra cultura.

Però in SMI le innovazioni riguardano soprattutto l’aspetto umano.  Penso alle lavagne che abbiamo in ogni sala riunioni. Le abbiamo fortemente volute perché il contatto umano è fondamentale, serve scrivere e rappresentare le idee di tutti e presentarle davanti a tutti, per cercare di trovare soluzioni insieme.

Quindi l’innovazione dovrà essere necessariamente tecnologica e umana.

Quali saranno le evoluzioni future delle tecnologie di cui SMI si occupa?

Le tecnologie di cui ci occupiamo sono molte, ma quella che sarà fondamentale e che è anche più orizzontale rispetto a tutte, è il data management.

Dall’assistenza tecnica al service desk, dalla cybersecurity al reparto commerciale, noi raccogliamo dati per i nostri clienti. Solo dalla raccolta di dati e dalla loro corretta lettura si riesce a evolvere. Molti clienti hanno un patrimonio di dati che non riescono a utilizzare in modo strategico. Questo patrimonio è un tesoro che va utilizzato e sfruttato. Quindi saranno centrali tutte le componenti legate alla gestione e alla correlazione dei dati.

Altra tecnologia dagli sviluppi interessanti è quella legata alla customer experience.

Oggi eroghiamo servizi grazie ai nostri dipendenti, che approcciano il cliente dandogli il supporto necessario per risolvere i problemi o indirizzandolo verso chi può farlo.

È proprio qui che potremo evolvere ulteriormente grazie ai moltissimi strumenti oggi disponibili.

Sicuramente, la sfida sarà quella di aumentare i canali di comunicazione verso i clienti dando loro l’opportunità di poter essere raggiunti e ascoltati in ogni momento e con qualsiasi strumento.

Ma la tecnicalità da sola non basta, occorre integrare l’approccio umano. Per questo formiamo e educhiamo gli operatori del Service Desk, chiedendo loro di creare una relazione con la persona che manifesta un problema, non solo di risolvere un task.

#SMIPeople Francesca Fiacchi

Il 14 gennaio compirò 40 anni.

Se dovessi fare un bilancio di questi primi anta, direi che negli anni ho imparato ad essere meno intransigente nei confronti degli altri.

Chi mi incontra, di primo acchito, mi trova molto colorata: amo la possibilità che gli abiti danno di esprimere chi si è. Io non mi copro, mi rappresento.

Mi ritengo un’esteta.

Perché amo il bello? Perché ci trovo pace e tranquillità ed è la mia armonia.

Vivo in tempesta. Le mezze verità o le posizioni comode non fanno per me.

Non lascio niente di non detto, anche se è faticoso affrontarne le conseguenze.

La lealtà viene prima di tutto, sempre.

Non parto prevenuta, ma le delusioni mi spaventano. È come se avessi il fianco esposto: non mi aspetto che qualcuno possa fare del male, perché non è il presupposto con cui mi avvicino agli altri, ma a volte ho dovuto ricredermi con dolore.

Come stai?

È la prima domanda che mi viene naturale porre. Stabilire connessioni, fare spazio per accogliere la storia dell’altro, mi fa stare bene.

Credo che ognuno di noi si debba assumere la responsabilità del tipo di essere umano che vuole essere, nella vita di tutti i giorni.

Alla Francesca dei secondi anta, faccio un augurio: che impari ad accettarsi con tutti i suoi limiti.

Così com’è.

Intervista al nostro Service Desk Manger Davide Scaccia

DI COSA SI OCCUPA IL SERVICE DESK SMI E QUALE È IL TUO RUOLO?

Il Service Desk si occupa di risolvere tutte le problematiche a cui può andare incontro un utente dei servizi che gestiamo. È composto da un team di esperti appositamente formati che con tempestività e competenza stabilisce un contatto, comprende le necessità e vi pone rimedio.

I team che compongono il Service Desk sono coordinati dai Supervisor, che hanno il compito di garantire la qualità del servizio, far sì che gli operatori lavorino in sinergia e supportarli nell’individuazione della migliore soluzione. I supervisor, avendo competenze trasversali e grazie all’ausilio degli opportuni strumenti, sono in grado di intercettare e monitorare tutte le problematiche che transitano per il Service Desk e ad avere una visione costante e completa dello stato del servizio.

Il mio ruolo consiste nel seguire l’andamento di tutti i servizi di assistenza quale punto di riferimento verso i clienti e verso l’azienda, coordinando le attività di tutte le risorse che compongono il Service Desk.

SE PENSI AL SERVICE DESK DI SMI, CHE PAROLE USERESTI PER DESCRIVERLO?

Direi sicuramente “Competenza”, che è necessaria per inquadrare le problematiche e risolverle con puntualità. Ci confrontiamo con realtà e richieste sempre nuove e questo rappresenta per noi una palestra quotidiana, con l’obiettivo ultimo di generare soddisfazione negli utenti e di conseguenza nei nostri clienti finali.

Altro aspetto fondamentale del nostro peculiare approccio è “Tranquillità”. Ci interfacciamo con persone che stanno affrontando un problema, piccolo o grande che sia, e che sono quindi in difficoltà: dobbiamo instaurare da subito un rapporto di fiducia, tranquillizzarle e trasmettere la percezione che SMI è insieme a loro per trovare il prima possibile la soluzione ai loro problemi.

Questo è possibile soprattutto grazie anche al clima che si vive in SMI dove puntiamo al benessere e alla felicità delle nostre persone, che genera effetti positivi anche sul modo di porci nei confronti degli utenti e nella gestione di obiezioni o critiche.

QUALI SONO LE PROBLEMATICHE SU CUI PIU’ SPESSO SIETE CHIAMATI AD INTERVENIRE?

In alcuni casi ci interfacciamo con il privato cittadino, in altri casi con i dipendenti dei nostri clienti o con professionisti di diversi settori; le tipologie di intervento sono quindi molteplici.

Passiamo dalle criticità durante una transazione online a problemi legati al funzionamento della postazione di lavoro, dal supporto nell’accesso ai cloud aziendali fino ai problemi con la rete. La nostra forza è quella di plasmarci a seconda della sfida da affrontare e di chi abbiamo di fronte, mettendoci nei suoi panni e accompagnandolo nella risoluzione del problema.

LO SMART WORKING DI MOLTE AZIENDE HA IN QUALCHE MODO INFLUENZATO LE DINAMICHE OPERATIVE O LE RICHIESTE DEI CLIENTI?

Il service desk di SMI è partito proprio con l’avvento dello smart working nel primo periodo della pandemia, a marzo 2020, e ci siamo dovuti adattare rapidamente ai cambiamenti nell’approccio al lavoro e nella tipologia di richieste che arrivavano. Abbiamo avuto un boom di richieste di intervento sulle postazioni di lavoro da parte di chi, ad esempio, ritrovatosi da un giorno all’altro a lavorare da casa, ha dovuto lasciare la postazione fissa in ufficio con tutti i file in essa contenuti.

Il lancio del Service Desk di SMI era stato pianificato da tempo e la concomitanza con l’arrivo della pandemia ha rappresentato un’ulteriore sfida nella sfida. Ma ogni problema rappresenta anche un’opportunità e gli ottimi risultati che abbiamo conseguito in quel periodo difficile hanno unito ancora di più un gruppo di persone che prima non si conoscevano , dandoci la consapevolezza di poter gestire qualsiasi tipologia di richiesta o cliente.

CHE COMPETENZE DEVONO AVERE LE PERSONE CHE LAVORANO NEL SERVICE DESK?

Dato che ci occupiamo di servizi IT è necessario innanzitutto avere delle competenze di natura tecnica. Anche l’empatia è una dote molto importante per chi fa il nostro lavoro, perché ci consente di stabilire da subito una connessione con il nostro utente e accompagnarlo verso la risoluzione dei problemi.

Il nostro poi è un lavoro di gruppo, quindi è fondamentale la predisposizione alla collaborazione e al confronto reciproco affinché sia possibile riuscire a trovare insieme le soluzioni più adatte, nel minor tempo possibile, anche nelle situazioni più difficili.

CHI LAVORA NEL SERVICE DESK RICEVE UNA FORMAZIONE PARTICOLARE PER GESTIRE IL CONTATTO CON IL CLIENTE?

In azienda c’è un processo di onboarding per tutto il personale assunto, per entrare da subito nella cultura aziendale e trasmettere sin dall’inizio l’idea che si lavora tutti insieme per raggiungere obiettivi comuni. Ogni operatore ha quindi percezione del suo ruolo all’interno del sistema aziendale e dell’importanza che riveste per la reputazione e percezione dei nostri clienti. A questi aspetti culturali si aggiunge poi la formazione specifica erogata durante l’anno dal nostro personale interno e che affronta tematiche come la relazione con il cliente, i comportamenti da tenere nella gestione delle obiezioni o come rapportarsi ad esempio con gli utenti più incalzanti.

QUALI SONO LE PROSSIME FRONTIERE DELL’ASSISTENZA IT E DEL SERVICE DESK DI SMI IN PARTICOLARE?

L’assistenza si sta evolvendo di pari passo con la società e oggi si prediligono gli strumenti digitali, mentre fino a qualche anno fa il telefono restava lo strumento principale di contatto. Noi operiamo con una logica multicanale, quindi al telefono affianchiamo strumenti come e-mail e applicazioni dedicate che consentono di farci raggiungere facilmente da tutti i nostri utenti.

Probabilmente in futuro altre modalità verranno sviluppate o perfezionate come le chat o i bot, ma per noi di SMI il fattore umano resta strategico: una chat non potrà mai tranquillizzare o capire lo stato d’animo della persona che ci contatta, che è invece parte fondamentale del nostro lavoro.

Ad esempio, dopo un primo contatto in via telematica, a volte chiedo al mio staff di contattare telefonicamente l’utente per sincerarsi che sia tutto risolto e che sia soddisfatto del nostro intervento. Un’attenzione utile anche a sottolineare che dietro ad una risposta mail o ad un ticket evaso c’è sempre un professionista affidabile e competente.

C’E’ UNA TUA DOTE PERSONALE CHE È STATA PREZIOSA NEL TUO LAVORO IN SMI?

Sono molto empatico, desideroso di imparare cose nuove e mi è sempre piaciuto mettermi in gioco. Ho iniziato anche io come operatore del front-end ricoprendo via via tutti i ruoli fino a quello di Service Manager e questo mi ha aiutato ad avere una visione di insieme, dalle difficoltà legate alla risoluzione di una criticità a come implementare nuovi servizi fino alla gestione dei team. L’aria che si respira in SMI ha stimolato questo mio approccio: si percepisce la fiducia dell’azienda nei propri dipendenti e le modalità di ascolto sono concrete ed efficaci, ho la possibilità di proporre nuove idee e sono coinvolto anche nei processi decisionali e strategici. Uno scambio reciproco tra dipendente e azienda che crea valore e che favorisce un miglioramento continuo delle competenze e dei servizi che siamo in grado di offrire.

Intervista al nostro Sales Manager Marco Dalla Chiesa

Di cosa ti occupi in SMI?

All’interno di SMI sono il Sales Manager, che tradotto vuol dire che ho la responsabilità di coordinare il reparto commerciale. Questo ovviamente a grandi linee perché il mio ruolo non è del tutto, o solo, questo. Oltre a organizzare le strategie di vendita – definendone obiettivi, investimenti e profitti attesi –  e a essere “uno che vende” in prima persona, vengo coinvolto nelle attività che riguardano il posizionamento dell’azienda, grazie al mio particolare punto di osservazione che mi consente una conoscenza diretta del mercato.

Cosa significa coordinare la forza commerciale?

Al di là di assegnare obiettivi, dare e condividere le direttive aziendali, significa essere il primo supporto per i commerciali.

In questo settore sono importanti le competenze di settore e le doti umane.

Da una parte infatti occorre avere una chiara visione dei numeri; una conoscenza del prodotto che viene venduto; e avere padronanza del mercato in cui ci si muove.

Dall’altra è necessario essere in grado di costruire rapporti di fiducia, con i clienti e con i colleghi.

E’ per questo che, internamente, cerco di essere un punto di riferimento per chi lavora con me nel settore commerciale, mettendo a disposizione sostegno, know how ed esperienza, nella convinzione che solo la condivisione può generare ulteriore valore.

Cosa significa oggi seguire un cliente?

Significa essere il single point of contact del cliente, il catalizzatore delle sue esigenze, che poi trasferisco all’azienda e ai reparti deputati a rispondere.

È un’attività che viene portata avanti in modo articolato, perché SMI ha un portafoglio molto ampio di soluzioni e servizi, così come sono diverse le persone che vengono coinvolte. Lavorare insieme alla risoluzione di un problema significa essere parte di un gioco di squadra. E questo è l’aspetto più bello e divertente del mio mestiere.

La collaborazione è quindi fondamentale, non solo nella tua business unit, ma anche con tutte le altre?

Sì, senza alcun dubbio. Un aspetto che più di altri rappresenta SMI è la collaborazione. La mia è una business unit che si interseca con tutte le altre aree. Oggi condividere le informazioni in azienda è un aspetto cruciale per la generazione di processi fluidi.

La conditio sine qua non affinché la circolazione delle informazioni possa avvenire all’interno di un’azienda è la fiducia reciproca. E in SMI c’è: in un mondo e in un settore altamente competitivi non è così scontato che ci sia.

Quali sono gli aspetti più delicati del tuo ruolo?

Il mio lavoro è composto da tante piccole tessere, che insieme compongono il quadro complessivo.

SMI partecipa a gare d’appalto con P.A. e privati: è una parte molto importante del nostro business.

Ecco, se dovessi indicare la parte più delicata e strategica del mio lavoro è quella relativa alla collaborazione con l’Ufficio gare nell’individuazione delle gare d’appalto a cui partecipare.

Quanto è importante il rapporto con il cliente?

È fondamentale. È di certo l’aspetto più importante del lavoro, ma non solo per i ruoli commerciali.

SMI è un’azienda che, più di tante altre, vive di relazioni, di empatia, di fiducia reciproca. Trova una grande energia nelle relazioni che instaura e lo affermo con la consapevolezza di chi, negli anni, ha conosciuto diverse realtà imprenditoriali.

L’affidabilità e la competenza sono ovviamente ingredienti necessari nel rapporto con il cliente, ma non bisogna sottovalutare l’incidenza del fattore umano.

Chi ha in mano la possibilità di affidare un’attività cruciale, inevitabilmente farà una scelta che non sarà solo razionale e logica, ma sarà anche una scelta emotiva. L’empatia è una componente fondamentale nel nostro lavoro tanto quanto la competenza, sia all’interno che all’esterno.

È cambiato il rapporto con il cliente nel tempo?

Ho iniziato a lavorare a fine anni Novanta e ritengo che sia cambiato moltissimo. All’epoca la relazione era forse ancora più empatica di oggi: era prassi che si chiudessero più contratti ad un pranzo di lavoro che ad una riunione di lavoro.

Non che oggi l’importanza della relazione umana sia venuta meno, ma ci sono stati moltissimi cambiamenti soprattutto dal punto di vista formale. Molti processi, regole e certificazioni impongono un rigore nel portare avanti il business che prima non era così rilevante.

È cambiato anche l’interlocutore, che ha una maggiore conoscenza informatica, a cui dobbiamo saper rispondere con una competenza sempre aggiornata.

Quali sono le tecnologie più richieste oggi?

Ogni periodo ha le sue tecnologie. Oggi è il momento del cloud e soprattutto della cybersecurity. Quest’ultima riscuote un’attenzione altissima da parte dei clienti, anche da parte di realtà che fino a qualche anno fa potevano quasi permettersi di non sapere cosa fosse. Questo avviene per due ordini di motivi: perché gli attacchi cyber sono all’ordine del giorno e perché l’avvento del GDPR ha costretto tutti ad essere molto attenti a non perdere dati.

Perdere dati sensibili, infatti, significa per le aziende incorrere in ingenti sanzioni.

Il mondo dei social e della comunicazione, poi, ha introdotto nuovi parametri di cui tener conto. La velocità ad esempio con cui si diffondono le notizie è enorme e questo va di pari passo con la reputazione di cui molte aziende vivono. Perdendo dati a causa di una gestione o una struttura poco affidabili si rischia di compromettere in modo irreparabile l’immagine aziendale.

Quali sono invece i trend tecnologici del futuro?

Ci sono tecnologie di cui gli addetti ai lavori parlano molto e che secondo me presto esploderanno. Prime fra tutte, il data management e le tecnologie che riguardano la gestione del dato. Oggi tutte le aziende possiedono un vero e proprio patrimonio di dati. E’ fondamentale possedere soluzioni che permettano di renderli sicuri, accessibili, ordinati e soprattutto “parlanti”, cioè che siano in grado di fornire informazioni importanti su cui fare strategia.

Parallelamente c’è il mondo del IoT. A mio avviso se ne parla da molto tempo, ma si è fatto ancora poco. Corre il rischio di diventare vecchio prima ancora che abbia trovato piena applicazione. Ad ogni modo, per le potenzialità che ha, può ancora trasformarsi in un settore cruciale per le aziende.

#SMIPeople Fausto Liberini

Sono in SMI da un anno: BU Cybersecurity Director.
A guardarmi indietro, il mio percorso professionale somiglia più all’incrocio di Chongqing in Cina, con 5 piani e 15 strade sopraelevate, che a una highway americana.
Tutto è stato fuorché lineare.
Ho esplorato, cambiato direzioni, aperto una società: 11 anni in IBM, prima da tecnico specializzato, poi come commerciale; poi una piccola società di social learning, con cui abbiamo realizzato un progetto per la condivisione interna delle informazioni tra chi operava nei call center di Tim, utilizzando una piattaforma digitale.
Ancor prima che il mondo lo richiedesse, abbiamo affrontato il problema della mancanza della prossimità fisica con la tecnologia.
Poi ancora, è arrivata la cybersecurity.
A ben vedere, il denominatore comune di tutti questi incroci sono state le relazioni interpersonali. Più che dalle opportunità di lavoro, io mi sono lasciato affascinare dalle persone e queste poi hanno aperto possibilità.
Le relazioni nella mia vita sono fondamentali: le cerco, le accolgo, le curo con attenzione.
E con il silenzio.
Ho imparato che l’ascolto è il primo requisito necessario per poter comunicare.
Ascoltare e guardare, per far capire all’altro che quello che sta dicendo per noi è importante: ogni essere umano è un essere straordinario, con una storia che spesso ignoriamo.
Per questo cerco di entrare nella vita delle persone in punta di piedi, con garbo, chiedendo permesso.
La gentilezza a volte è scambiata per debolezza, ma invece è l’unico modo per creare ponti e non innalzare barriere. Esasperare i toni lo trovo sempre inutile e oltretutto uno spreco di energia: i risultati migliori si ottengono con la tenacia e la determinazione, e non facendo mostra di muscoli gonfiati dal proprio ego.
Per me il successo non si misura in base a quanto guadagni, ma se sei riuscito a fare nella vita quello che più ti piace.
Occorre conoscersi, mettersi in cammino, pure sbagliare, per poi escludere quello che non fa per te e mettere a fuoco la direzione giusta.
Facendo attenzione e avendo cura di chi incroci sul tuo cammino, perché alla fine quello che rimarrà non sarà una firma in calce a una mail, ma le tracce di senso che avremo lasciato nei nostri incontri.

Intervista al nostro IT Director Daniele Chitarrini

Qual è il tuo ruolo in SMI e di cosa si occupa la BU che coordini?

Io mi occupo della direzione tecnica che comprende la progettazione e la gestione di infrastrutture complesse, compreso lo sviluppo applicativo. Risolviamo problemi e per farlo può essere necessario un supporto tecnico o una riprogettazione da zero. Installiamo, supportiamo, progettiamo qualsiasi tipo di tecnologia.

Abbiamo anche un nostro cloud che ci rende a tutti gli effetti un cloud provider.

Quali sono i servizi che fornite a clienti?

I servizi principali sono quelli di supporto alla soluzione di diverse problematiche, sia tecniche che di gestione operativa. Ci occupiamo delle richieste più disparate: dal cliente che non trova una email a quello che ha problemi con la macchina che non funziona.

Per quanto riguarda i progetti invece, il cliente può chiedere qualcosa di astratto e noi lo progettiamo e sviluppiamo. Altri clienti, quelli che hanno progetti avviati, presentano già le tecnologie e, in questo caso, entriamo nella fase di supporto.

Qual è il cliente tipo con cui vi interfacciate?

Possiamo dividerli in due tipologie.

La Pubblica Amministrazione, che acquisiamo tramite la partecipazione a bandi di gara. Di questa fanno parte i clienti più grandi e complessi.

Poi c’è tutto il comparto privato fatto di medio-piccole aziende. Sono il nostro “zoccolo duro” fin da quando eravamo una start up. Per noi è stimolante lavorare con loro e ci permettono di non perdere il contatto con la realtà cosa che può accadere quando si lavora su progetti complessi della PA.

Com’è il rapporto con partner e clienti?

Siamo un Service Integrator e lo sviluppo continuo delle competenze è necessario per  comprendere e risolvere le esigenze dei nostri clienti. Con loro ci poniamo in ascolto e instauriamo relazioni durature.

Con i nostri partner tecnologici riusciamo ad instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione, rappresentiamo, con il nostro reparto, un supporto operativo su cui poter contare, spesso sette giorni su sette, 24 ore su 24. E’ per questo che veniamo riconosciuti sul mercato come una realtà aziendale affidabile e competente, sempre pronta a prevenire o risolvere problematiche anche complesse.

Come si sviluppa una tua giornata di lavoro?

Bella domanda! Il mio è un ruolo particolare, le figure del mio reparto sono molto tecniche e io mi trovo a svolgere funzioni diverse.

Gestione dei tecnici, supervisione e implementazione dei progetti operativi.

È, di sicuro, un lavoro molto vario e spesso non soggetto ad orari propriamente da ufficio.

Oggi, quali sono i servizi più richiesti dai clienti?

Oggi è il momento della cybersecurity. Le richieste che ci fanno sono remediation, quindi entrare dove qualcuno ha fatto danni e riposizionare gli oggetti in ordine. Sempre più spesso ci chiedono di verificare dove sono le falle nei sistemi per evitare di subire danni.

È molto richiesto il cloud providing – in questo il covid ha dato una grande spinta – e infine l’assistenza.

La PA sta intraprendendo un percorso di digital transformation ma è un processo lungo e complesso. Il nostro lavoro è quello di supportare questo percorso grazie alla profonda conoscenza delle tecnologie più innovative.

Progetti futuri della direzione tecnica di SMI?

La nostra vocazione primaria è risolvere problemi. Ci piace definirci dei “signor wolf”.

Al momento lavoriamo sul presente risolvendo le criticità di oggi.

La nostra ambizione è quella di prevedere le difficoltà prima che si creino. Da qui che inizia il progetto di aprire un’area di ricerca e sviluppo.

È giusto che un’azienda che insegna il futuro debba anche prevederlo.

#SMIPeople Valeria Luciani

Il 23 agosto sarà un anno che sono in SMI.

Lavoro al service desk: in estrema sintesi, ascolto le persone e cerco di accompagnarle nella risoluzione di un problema.

Non vedo chi mi chiama, ma mi accorgo dal tono della voce se è in ansia, scocciato, preoccupato.

La priorità immediata è rassicurare.

Per chi sta dall’altra parte del telefono, spesso il problema appare enorme: rallenta un servizio, non consente di lavorare, inceppa un processo.

Per loro, noi siamo risolutori: si affidano alla nostra capacità di dare le informazioni giuste per superare l’incaglio.

Il service desk funziona come un microcosmo interconnesso: ci aiutiamo nel trovare le soluzioni più adatte, collaboriamo con un senso di armonia che si riflette nel rapporto che abbiamo con le persone che ci chiamano.

Nell’arco di 5 minuti cerco di stabilire una relazione con chi è all’altro capo del filo: mi metto in ascolto, cerco di porre le domande nel modo giusto, scelgo le parole con attenzione, perché le parole sono l’unico strumento che abbiamo per farci capire in assenza della gestualità del corpo.

Per una come me che parla per lavoro, è quasi scontato avere un rapporto particolare con il silenzio.

Quando torno a casa, cerco di modulare la presenza o assenza di suoni. Ci sono momenti in cui mi fa compagnia un sottofondo, che sia musicale o il chiacchiericcio della tv; altre volte cerco la pace quieta del silenzio, in cui però trovano spazio le parole lette.

Amo le storie, seguirne le evoluzioni nei libri, ascoltarle anche dalle persone che incontro.

La mia timidezza è diventata mia alleata quando ho capito che mi aiutava a fare spazio alle storie degli altri, perché che noia è essere concentrati solo sulla propria.

Se alla fine dei giorni mi dovessero chiedere cosa ho fatto nella mia vita, non avrei imprese mirabolanti da raccontare: non sono andata sulla luna, né ho fatto scoperte fondamentali per l’umanità.

Una cosa però ho cercato di farla: dare la dovuta attenzione agli altri, perché le persone non chiedono altro che qualcuno le ascolti davvero.

Intervista a Fausto Liberini – Cyber Security Director di SMI

Quando è nata La Business Unit di Cyber Security in SMI e come opera?

La Business Unit Cybersecurity è nata nel Giugno del 2021. L’ambito della cyber security è molto ampio ma essendo una B.U. appena nata abbiamo deciso di puntare su due linee verticali di servizi: il Governance Compliance and Risk Management (GRC) e quello di Offensive Security.

Qual è l’offerta di SMI ai propri clienti?

Offriamo consulenza in questi due ambiti. 

Per quanto riguarda la parte GRC è un approccio puramente consulenziale che ci aiuta molto a conoscere il cliente perchè ci permette di fare un security assessment. 

Questo è servizio che consente alle aziende, soprattutto PMI che non sanno qual è il loro livello di sicurezza, di avere una fotografia iniziale della loro postura.

Conseguentemente ci permette, qualora ci siano dei gap da colmare, di proporci come consulenti per la loro risoluzione.

I servizi di Offensive Security sono servizi più operativi, diretti e verticali. Sono richiesti da grandi aziende per le relative compliance alle normative cogenti. I principali servizi che offriamo sono Code Review, Vulnerability Assessment e Penetration Test (VA/PT). Per noi rappresentano la sfida principale in ambito cyber soprattutto perché le competenze richieste dalle persone che si occupano di queste attività sono molto complesse.

Ci sono certificazioni particolari che chi si occupa di cyber security deve avere per lavorare in questo ambito?

Alcune sono abbastanza standard altre più complicate ma è complesso trovare persone con una certa seniority e un numero di certificazioni correlate tra di loro e che siano in grado di offrire i servizi richiesti oggi.

Sostanzialmente abbiamo 3 strade per poter disporre di persone skillate: acquisire persone già senior che oggi sono molto richieste, acquistare piccole aziende che sono già sul mercato o formare persone che provengono dal mondo universitario o dall’ambito di sviluppo.

Ovviamente i costi aziendali ed i tempi necessari sono completamente diversi a seconda della strada che si vuole intraprendere

La cybersecurity sta letteralmente esplodendo. Il Covid-19 e la guerra hanno dato una mano in questo?

La situazione di crisi che si è creata con il covid e con la guerra appena successiva hanno dato una scossa importante ma la problematica della sicurezza si è posta già da parecchi anni. 

Attacchi di tipo ranswere o DDoS, che tendono a bloccare i siti web e l’erogazione dei servizi, ma anche il phishing per esempio, hanno posto al centro delle aziende la problematica della cybersecurity da almeno una decina di anni.

Negli ultimi 5 o 6 anni c’è stato, indubbiamente, un crescendo. 

Il covid ha aumentato molto la necessità di lavorare su piattaforme digitali remotizzate aumentando la superficie di attacco per i malintenzionati.

La guerra, invece, fornisce una lettura diversa: i gruppi di hacking sono, ormai, “industrializzati” e la cyber war tra nazioni è un dato di fatto. Inoltre possono contare anche su budget illimitati e l’insieme delle cose ha fatto sicuramente esplodere la situazione. 

Il segno dell’importanza di questi servizi, oggi, è proprio il tipo di cliente che abbiamo. Sono, ormai, interessanti alla cybersecurity sia aziende di grandi dimensioni sia quelle più piccole, poiché a fronte di un attacco cyber con relativa indisponibilità dei servizi, entrambe ne avrebbero dei danni economici e reputazionali. 

Com’è la giornata tipo di un cybersecurity director in SMI?

In qualità di responsabile della business unit mi occupo di gestire le persone che compongono la B.U. ma il mio lavoro principale è quello commerciale. 

La mia giornata è quindi scandita da appuntamenti on-site o da remoto con potenziali clienti o potenziali partner.

Il futuro della cybersecurity in SMI?

La nostra roadmap per il prossimo anno è molto chiara. Vogliamo passare, entro la fine del 2023 ad un team di 15 persone interne. Contiamo di sviluppare le due aree GRC e Offensive e nel 2024 prepararci ad offrire anche i servizi Defensive. Sarà una bella sfida ma contiamo alla fine del triennio di offrire tutte e tre le linee principali di servizi.

#SMIPeople Francesca Ribaudo

Io ho sempre fatto parlare il corpo.

Inizio come ginnasta: da Torino a Roma, sempre in palestra, fino ai 15 anni.

A 17 scopro che dietro casa c’era una scuola di circo che faceva animazione.

Mi sono detta: proviamo.

Avevo già un lavoro, ma scelgo di cambiare per essere felice.

Mi piaceva alzarmi la mattina con l’idea che avrei regalato un po’ di magia ai bambini, tra trapezi, tessuti, equilibrismo e giocoleria.

A un certo punto riprendo pure ad allenarmi e a esibirmi negli spettacoli.

Ma poi la vita è quella cosa che capita mentre tu sei presa a fare altri progetti.

A 24 anni rimango incinta di Iris.

Cambia tutto: le priorità, le necessità, il corpo.

È così che nella mia vita entra SMI, praticamente insieme a mia figlia.

Avevo bisogno di un lavoro che mi permettesse di stare con lei.

Non avevo paragoni con altre imprese e mi chiedevo: cosa può fare Francesca, quale potrebbe essere il suo ruolo in un’azienda?

Poi qui l’ho capito.

Io sono una che non è mai stata accompagnata nel percorso della vita, ho sempre intrapreso strade da sola e verificato, camminando, se la direzione fosse giusta.

Ho scoperto che quello che amo fare è aiutare le persone che mi sono intorno, in qualsiasi modo.

Mi piace essere parte di un gruppo, agevolare il lavoro degli altri.

Penso al mio ruolo in SMI come all’olio che lubrifica gli ingranaggi di un motore: cerco di fare del mio meglio per aiutare i colleghi e le colleghe attraverso una segreteria organizzata ed efficiente.

Siamo una squadra e ognuno ha il suo ruolo in campo.

Ora so che anche io posso giocare il mio.

FRANCESCA RIBAUDO

#SMIPeople Ilaria Andolfi

Sono da sempre una persona dai mille interessi, curiosa di natura ed affamata di esperienze.

Le mie tre più grandi passioni sono i viaggi, le moto e la musica.

Adoro viaggiare perché apre la mente e la dà forma. Quando posso mi ritaglio anche solo un paio di giorni e salto su un aereo alla scoperta di nuovi luoghi, idiomi, paesaggi e tradizioni. Niente di troppo organizzato, solo tanta curiosità e voglia di conoscere il mondo.
La moto rappresenta l’estensione della mia anima, il mio amore per la libertà e per la natura. Adoro salire in sella, attraversare paesaggi pieni di verde e percepire il vento che mi sfiora, liberandomi da ogni preoccupazione.

In fine lei, la mia compagna quotidiana, la musica. Se avessi un tema musicale per ogni volta che entro in una stanza sarebbe senz’altro una  “musica leggera”, anzi… leggerissima!

In SMI ho trovato fin da subito un luogo dove poter essere me stessa, con le mie passioni e la mia allegria e lo si capisce subito, ascoltando le melodie che provengono dal mio ufficio.

Ricordo il mio arrivo in SMI. Qualche giorno dopo essere stata sottoposta al primo colloquio con l’attuale CEO, Cesare Pizzuto, in un open space quasi totalmente vuoto a Commercity, sede dei nostri primi uffici, ero già, insieme agli ormai storici colleghi, a montare scrivanie e comporre cassettiere.
Mi sono sentita subito accolta e coinvolta, parte di un qualcosa più grande di me; Ho percepito sin da quel momento la sensazione della “squadra” che si stava plasmando sotto i miei occhi, dove anche i vertici erano lì, in quello spazio colmo solo di collaborazione e voglia di decollare, con un obiettivo comune e tanti sogni e speranze.

In SMI mi occupo della gestione operativa dei processi relativi al ciclo produttivo dell’Ufficio Risorse Umane. 

Trovo che il mio ruolo, ed in generale quello del nostro team (capitanato dalla preziosa responsabile Simona e con l’importante supporto dei colleghi della sede di Bassano del Grappa), debba rappresentare un valore aggiunto per l’azienda, ma soprattutto per le risorse che scelgono di affidare e confidare a noi le proprie esperienze, le conoscenze, i dubbi ed i timori.

Amo il mio lavoro. C’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere, sul quale aggiornarsi, e dal quale ricavare insegnamenti per la propria crescita personale e professionale.

Il mio percorso in SMI, con l’approdo nel settore specifico delle Risorse Umane, ha fatto sì che negli anni abbia potuto imparare molto, sia da chi mi circonda, che dai miei stessi dubbi, dagli errori e dalle esperienze.


Ricordo che eravamo ancora pochissimi in azienda quando, con la complicità della mia responsabile, portai in ufficio un orso gigante di peluche, che decidemmo di adottare come “mascotte SMI per un giorno”… dovreste vedere la faccia di Cesare, attuale CEO, quando lo vide seduto dietro una scrivania… con la zampa sul mouse!! 
L’ilarità di quel momento, così apparentemente infantile e semplice, rappresenta per me, ancora oggi, lo spirito di SMI… i sorrisi e la complicità della nostra grande squadra.

– Ilaria

#SMIPeople Stefania Rao

Sono arrivata in SMI nel 2017 e in azienda eravamo ancora in pochi, se mi guardo indietro vedo quanto siamo cresciuti in questi anni!

Nei lavori precedenti, occupandomi di amministrazione e contabilità, sono sempre stata abituata a lavorare in solitudine, io ed i numeri soltanto. Quando sono entrata in SMI ho capito l’importanza e il valore di lavorare in un team. Inizialmente non è stato semplice perché mi mancava l’esperienza del lavoro di squadra, ma affiancata dalle mie colleghe Simona e Ilaria nella sede centrale e Stella, Laura e Stefania per la sede di Bassano, siamo riuscite a creare un bel team di lavoro, che mi ha fatto scoprire e apprezzare il costante confronto umano e professionale.

Di SMI apprezzo molto proprio questo aspetto: fra colleghi c’è un clima conviviale e di reciproco aiuto, si festeggiano i compleanni e c’è sempre chi è pronto a scambiare una chiacchiera.

Nel mio team ci supportiamo reciprocamente, se qualcuno ha bisogno ci si aiuta, si collabora per risolvere il problema come una squadra, insieme. Da quando ho iniziato a lavorare qui non ho mai spesso di imparare: un po’ perché quello dell’amministrazione è un lavoro che per sua natura richiede un aggiornamento continuo, un po’ per il grande scambio di competenze che vengono trasmesse fra colleghi e fra reparti. A livello personale non smetto mai di imparare, ascolto con curiosità, cerco di migliorare e rinnovarmi continuamente.

Emisfero destro o emisfero sinistro? Io sono nel mezzo. Fin da piccola ho sempre amato l’arte, la creatività, il disegno, la musica, ma quando è arrivato il momento di scegliere che scuola frequentare, ho optato per ragioneria e continuato a coltivare la mia passione nel tempo libero frequentando teatri e cinema.

STEFANIA RAO

#smipeople_Paola Bonaffino

Sono arrivata in SMI ed esattamente 4 giorni dopo eravamo già in smart working. Ebbene sì, perché la mia esperienza qui è cominciata proprio due anni fa, poco prima dell’inizio della pandemia di Covid-19.

Poteva essere un momento critico: dovevo confrontarmi con un ambiente nuovo e nuovi colleghi e invece l’azienda è stata in grado di trovare subito un equilibrio. In generale, come organizzazione del lavoro, ma anche per la mia condizione di mamma. D’altronde, occupandoci di soluzioni informatiche, sapere come reagire velocemente a situazioni difficili è il nostro pane quotidiano.

In SMI sono Account Manager. È la mia prima posizione puramente commerciale, prima di questo lavoro mi occupavo di assicurazioni. Il debutto in questo settore è coinciso con un altro grande cambiamento nella mia vita: il trasferimento della mia famiglia a Roma.

Sette anni fa mio marito ha avuto un’opportunità lavorativa nella Capitale e abbiamo deciso di coglierla e partire. Una volta arrivata qui mi si è aperto un altro mondo, mi sono ritrovata un po’ disorientata e, anche con il suo incoraggiamento, ho deciso di rimettermi a studiare. Da tempo volevo completare gli studi, rimettermi in gioco, così mi sono iscritta ad un corso di laurea in Comunicazione e Marketing.

Ho scelto questo indirizzo perché la comunicazione è il punto di incontro tra ciò che è stata la mia professione per tanti anni, il front office, e la mia passione. Mi piacciono molto la linguistica, la semiotica, la letteratura. Ho una natura molto umanistica e infatti sto cercando di specializzarmi nuovamente in Filologia moderna. È una caratteristica che in molti non si aspettano da un Account Manager, e invece…

Se ci si pensa bene, in realtà, anche nel settore commerciale c’è tantissima comunicazione. Gli aspetti del mio lavoro che mi piacciono tantissimo sono gli stimoli continui, il fatto che il raggiungimento di un obiettivo sia il punto di partenza per il prossimo traguardo.

In un solo anno in SMI, soprattutto grazie al supporto dei miei responsabili, sono cresciuta tantissimo e il mio ruolo si è piano piano trasformato. D’altronde se c’è una cosa che SMI sa fare è ascoltare le attitudini dei propri dipendenti e dare loro spazio. Così, già pochi mesi dopo la mia assunzione, sono stata inserita nell’Ufficio Gare con un’attività che gestisco in piena autonomia e che riguarda il mercato elettronico degli appalti con la pubblica amministrazione.

La cosa che più mi piace del mio ruolo è che è un mix di competitività, lavoro di squadra e organizzazione certosina. Il mio ufficio ha grandi responsabilità, ma per fortuna io ed Elisa, la collega con cui mi confronto, ci completiamo. Lei si occupa della parte amministrativa, io di quella economica, la parte di contatto e di offerta.

Ritrovo molto di me nella dinamicità dell’Ufficio Gare. Io adoro viaggiare, fare le valigie, anche per una semplice gita fuori porta. Mi piace visitare posti che non ho mai visitato, sono molto curiosa e una grande esploratrice. Questa mia passione mi ha aiutato ad allargare i miei orizzonti, soprattutto perché ho iniziato a notare i piccoli dettagli, la bellezza delle cose.

Anche nel mio lavoro mi concentro sulle piccole cose, devo fermarmi ad ascoltare e riflettere, proprio come durante una delle mie avventure. La mia prossima meta in SMI? Lavorare a supporto di altri settori aziendali con nuovi e vecchi compagni di viaggio. Al momento non posso svelare altro, ma sarà una avventura, come quelle che piacciono a me.

PAOLA BONAFFINO

#smipeople_Stefania Guarise

Dopo la nascita del mio terzo figlio ho capito di volere un lavoro che mi permettesse di gestire al meglio la mia famiglia e che mi desse nuovi stimoli. Così, dopo anni nello studio di un commercialista, mi sono licenziata per cercare un’azienda che rispecchiasse il mio punto di vista.

Dopo pochi mesi ho visto l’annuncio di lavoro pubblicato da SMI – lo ricordo come se fosse ieri! -; sembrava scritto apposta per me. Nei primi mesi del 2021 SMI cercava un’impiegata amministrativa che, oltre a conoscere la contabilità, fosse anche fiscalista. Gli aspetti fiscali sono pane quotidiano per me, grazie alla lunga esperienza allo studio. La ciliegina sulla torta? Tra i requisiti c’era anche la conoscenza del programma di contabilità e gestione che avevo usato tutti i giorni fino ad allora. Mandare la candidatura è stato il gesto più naturale del mondo.

Il mio job title è Assistente CFO, quindi affianco la CFO, Stella Pizzuto, in ciò che riguarda l’amministrazione e gli aspetti finanziari dell’azienda.

In SMI ho trovato tutti gli stimoli che cercavo. Una giornata non assomiglia mai all’altra: in base al periodo posso dover presentare delle pratiche all’agenzia delle entrate, gestire i pagamenti con i fornitori, controllare i registri se è il momento della liquidazione, preparare i documenti che devono essere inviati al commercialista. Mi occupo della rilevazione contabile delle paghe, ma posso anche dare un supporto con le fatture di acquisto.

Le mie mansioni richiedono organizzazione e precisione. D’altronde, i numeri bisogna farli quadrare. Personalmente trovo i numeri molto confortanti: le cifre non mentono, o va o non va. È un aspetto del mio lavoro che mi tranquillizza e che, paradossalmente, bilancia il mio essere sbadata in famiglia. I miei colleghi fanno fatica a crederci, ma uno dei miei figli mi chiama “Dory”, come la pesciolina smemorata di “Alla ricerca di Nemo”. Il mio lavoro mi aiuta a mantenere un equilibrio tra queste due sfere, tra la Stefania professionale e quella a casa.

Adoro il fatto che il mio lavoro non sia mai ripetitivo, mi tiene attiva. Per una persona a cui piace sentirsi utile come me, è il massimo: se qualcuno è in difficoltà, io ci sono. Sia in famiglia che al lavoro. Tanto che, ormai, mi definisco una specie di piccolo CAF: ho aiutato alcuni amici con l’ISEE, altri con il 730… per questo, se avessi l’opportunità di scegliere un’altra posizione all’interno di SMI, vista anche la mia esperienza in studio commercialista, mi piacerebbe diventare una specie di consulente CAF. Non so se esista già, magari potrei proporlo a Stella!

L’aspetto che mi piace di più di SMI è il costante movimento: si sta trasformando e continua a crescere. Un po’ come me. Sono sempre molto curiosa, mi piace sentirmi informata e odio rimanere ferma. Di SMI adoro anche il fatto che mette davvero al centro le persone: il work from home è prassi e la flessibilità è reale. Per me, che sono mamma di tre bambini, questo è fondamentale per poter trovare un buon equilibrio fra il lavoro e la vita privata. Una maggiore serenità che poi trasmetto naturalmente anche in ufficio.

Se penso al 2022 penso a un anno pieno zeppo di sfide. L’azienda sta per diventare una multinazionale ed è molto elettrizzante. Una nuova sede, nuove gare d’appalto a cui partecipare e nuove casistiche a livello contabile: diciamo che per l’Ufficio Amministrativo saranno 12 mesi molto impegnativi, ma io sicuramente non vedo l’ora di affrontarli.

STEFANIA GUARISE

#smipeople_Andrea Varavallo

Nel mio lavoro quotidiano in SMI sono un IT Specialist, per questo le persone pensano che io legga solo documenti tecnici, invece la mia passione è la letteratura, in particolare gli scrittori russi e quelli francesi.

Da quando ho letto “Guerra e pace” al liceo non ho più smesso, e periodicamente mi piace rileggere “Oblomov”, la storia di un uomo davvero particolare, che non porta mai a termine nessuna azione perché ogni cosa gli sembra insormontabile.

È un libro che mi ha aiutato tantissimo a capire i miei limiti, e che ha una grande carica rivoluzionaria, perché ti fa riflettere su quello che sei e sul senso di ciò che fai.

Il modo in cui sulle pagine ogni azione viene analizzata e scomposta in tante azioni più piccole mi fa pensare al mio lavoro: anche a me piace “spacchettare” le cose e ridurle in unità più piccole, dissezionarle e addentrarmi nei particolari.

Proprio questa attitudine all’approfondimento e all’attenzione per il dettaglio, che fa parte anche del mio lavoro quotidiano, mi ha portato a viaggiare e a scoprire posti nuovi, perché mi piace andare alla ricerca dei luoghi descritti dagli autori, come ho fatto a Praga, ma anche nel viaggio che forse mi ha lasciato di più, nella Parigi descritta da Zola.

Di questo autore mi ha colpito in particolare “Teresa Raquin”, la storia di un’orfana adottata da una zia che la vuole far sposare a forza con il cugino. È il romanzo che mi ha più formato: d’altronde quello che leggi tra i 10 e i 20 anni è speciale a prescindere, lo “processi” con un coinvolgimento che poi è difficile ritrovare.

Trovo che essere un lettore aiuti molto anche nel lavoro a rapportarsi meglio con le persone. Venendo a conoscenza di così tanti personaggi e trame diverse ti abitui ad avere a che fare con le personalità e le storie più disparate!

Il mio lavoro è a stretto contatto con le macchine più che con il pubblico, ma devo dire che quando vado in trasferta nelle sedi dei miei clienti mi piace molto conoscere nuove persone, che si aggiungono a quelle che negli anni ho conosciuto nei libri.

ANDREA VARAVALLO

#smipeople_Diego Capobianco

Da bravo membro della generazione Bim Bum Bam sono un grande appassionato di anime e manga giapponesi. Mi piacciono soprattutto i classici, il mio preferito è “Capitan Harlock”.

Dei fumetti nipponici amo le storie che raccontano, perché non sono quasi mai superficiali e mi trasmettono sempre dei valori. Mi interessa anche il modo in cui sono disegnati, le tecniche che ci sono dietro, gli strumenti che vengono usati.

Una volta i fumetti venivano creati con i pennelli, il tratto che ne usciva era estremamente personale. Poi si è passati al pennino e la storia è cambiata. Il pennino ha una punta e quella rimane. Il pennello invece ti dà la possibilità di modulare: più spesso, meno spesso, inclinato… è un po’ una metafora di vita se ci pensiamo. C’è chi ha una personalità più modulabile e chi invece è più rigido.

Io mi definisco pennello. Nella vita ho dovuto adattarmi a tante situazioni differenti, quando sono andato all’estero prima e quando sono tornato in Italia poi.

Durante l’università mi sono trasferito in Spagna. La decisione in realtà è stata presa alla leggera, doveva essere un anno sabbatico ma poi sono diventati dieci. Studiavo Scienze Forestali ma sentivo che mi avrebbe fatto bene un cambiamento e così sono andato a trovare una mia coinquilina in Erasmus a Barcellona… e niente, è successo che ho trovato lavoro a Madrid e ho deciso di restare.

Anche il lavoro doveva essere qualcosa di temporaneo, non credevo sarei rimasto per molto nell’assistenza clienti. E invece più andavo avanti e più mi piaceva. Ormai sono 15 anni che sono in questo settore… incredibile che da qualcosa di potenzialmente passeggero sia poi nata la mia professione di Helpdesk Supervisor da SMI.

Una scelta di pancia mi ha permesso di venire a contatto con le culture più diverse, con persone e lingue da tutto il mondo. Se ci penso, mi ha fatto anche scoprire la persona intraprendente che sono. Sono in continuo movimento, cerco costantemente di realizzarmi. Ho bisogno di sentirmi padrone delle mie scelte e della mia vita, di essere in qualche modo libero. Non parlo di anarchia ma semplicemente della sensazione di sapere di potermi sempre migliorare.

Sarà per questo che mi piace così tanto Capitan Harlock. Rivedo me, ma anche tanto di SMI nella figura del pirata spaziale. Harlock è un ribelle che ha scelto di viaggiare per l’universo alla ricerca della libertà. Non è il solo però, e sull’Arcadia, il vascello spaziale che si sposta di galassia in galassia, vivono altri sognatori come lui. Anche la SMI è un po’ il nostro vascello, la nostra casa se vogliamo… e allo stesso modo anche noi dipendenti siamo una ciurma di sognatori!

DIEGO CAPOBIANCO

#smipeople_Davide Pizzuto

Ci sono un front-end e un back-end in tutte le cose. Una facciata esterna, se così la vogliamo chiamare, e una interna. A me affascina soprattutto il punto d’incontro tra le due parti. Il fatto che possano essere enormemente diverse l’una dall’altra pur formando uno stesso elemento.

Ho sempre voluto capire come funzionasse qualsiasi oggetto… non mi stupisce che a intrigarmi di più siano le cose che in superficie appaiono in un modo, ma che in fondo poi sono tutt’altro. Per niente sono diventato sistemista informatico.

Cosa, più della tecnologia, va esplorato e capito fino in fondo? Forse solo la musica, l’altra mia grandissima passione. Ho sempre pensato che musica e tecnologia avessero tantissimo in comune. Se ci pensate, entrambe hanno una logica solidissima alle spalle. Non è un caso che tanti scienziati fossero anche musicisti!

Nella musica c’è tantissima fisica: le onde sonore, la frequenza di un suono, perché una scala melodica ha un senso uditivo invece che un altro, perché l’accordo di Do è formato da Do Mi Sol e non da altri suoni… C’è una spiegazione tecnica dietro, e il concetto di base è uguale a quello della tecnologia. Il front-end della musica è l’arte, ma nel back-end c’è una parte più concreta, tecnica e tecnologica appunto.

È un po’ come nella figura del comico: sembra che sia lì sul palco a sparare frasi a caso ma in realtà ha studiato tantissimo per sapere come far ridere le altre persone. Per un periodo anche io ho fatto teatro e mi piace stare con il pubblico, ho sempre avuto una parte artistica che cercava di uscire.

Si sarà capito a questo punto, ma fosse per me farei tutto: teatro, musica, tecnologia. Per una questione di tempo ormai non riesco più, ma sento ancora tutti i giorni il bisogno di esternare ciò che ho dentro. È il mio front-end. La parte di me che più ho in comune con mio fratello Cesare, che è poi il motivo per cui sono entrato in SMI.

È cominciato tutto mentre ero in attesa di partire per il servizio militare. Cesare chiese a me e mio fratello gemello se volessimo fare un lavoretto estivo nella sua vecchia azienda per potere essere indipendenti durante la leva… e poi niente, alla fine non me ne sono più andato.

Mi sono ritrovato ad essere un informatico senza averlo programmato, ma in realtà ha molto senso sia con le mie attitudini, che con il mio percorso di studi. Mi sono diplomato in ottica e anche lì tra il capire come funziona una lente e lo studio dell’occhio umano, è tutto un meccanismo tra fisica e logica. Forse alla fine ero un predestinato!

DAVIDE PIZZUTO

#smipeople_Elisa Aglieri Rinella

Essere iper precisa e metodica fa parte della mia natura, anzi, posso proprio dire che me lo si legge in faccia. La volta che sono andata a comprare il vestito di laurea e le commesse mi hanno chiesto cosa avessi studiato, non ho neanche fatto in tempo a rispondere: avevano già capito che stavo per diventare Dottoressa in Giurisprudenza.

Ho amato tantissimo i miei studi e ritrovarli in un lavoro era un mio obiettivo primario. Volevo avere gli strumenti giusti per fare qualcosa che mi piacesse e, senza dubbio, ho studiato anche per prepararmi a una professione. Vi sembrerò un’invasata ma per me lavorare sulle gare e studiare i bandi, sia a livello umano che lavorativo, è una vera e propria passione.

Faccio il lavoro che ho sempre desiderato. Non esagero, SMI è il mio punto di arrivo, ho una posizione che amo e che non cambierei per niente al mondo, un punto fermo, tanto quanto la mia famiglia e i miei bimbi.

Sono Tender Office Assistant nell’ufficio gare. Ho ritrovato tanto della mia indole nel mio reparto: cerchiamo sempre di fare più di quello che è richiesto ed è qui che ho incontrato gente che crede nel “prima si chiude meglio è” tanto quanto me. D’altronde, io una cosa o la faccio in un certo modo o non la faccio.

Quello che apprezzo di SMI è che, pur essendo il mio un lavoro con scadenze serratissime, ho sempre il tempo di portare a termine le mie mansioni. L’importante è arrivare all’obiettivo, non c’è mai alcun tipo di pressione da parte dei miei responsabili. C’è un ambiente di assoluta serenità che non è poi così scontato, anzi: non ci sono attriti, nessuna competizione. Esattamente il tipo di ufficio che mi serviva per reinserirmi nel mondo del lavoro.

Tornare in ufficio dopo 2-3 anni a casa e avendo dei bambini a casa non è facile per nessuno, ma SMI ha saputo accogliermi con un approccio adatto alla mia situazione di neo mamma, con dei tempi che mi aiutassero a gestire sia la mia vita privata, che quella lavorativa. Sono molto riconoscente per questo!

Non è da poco avere l’opportunità di ritagliarsi i propri spazi. Lo smart working e il tempo in più che tutti abbiamo avuto tra lockdown e zone rosse mi hanno insegnato a riappropriarmi dei miei momenti. Paradossalmente, con le varie chiusure ho riscoperto un mondo, mi sono ammorbidita e ho scoperto di essere molto brava nel multitasking.

Ma non solo: ho ritrovato la passione per la corsa, per la lettura, per la musica. Mi sveglio la mattina presto e vado a correre a Villa Pamphili. L’attività fisica mi rilassa, tanto quanto la lettura. Leggere mi è sempre piaciuto, ma dopo essere diventata mamma il tempo ha cominciato a sfuggirmi dalle mani. Come è successo a tanti altri, l’isolamento mi ha aiutato a riaprire i libri, alcuni li ho presi anche dalla libreria di Cosmico, lo spazio che l’azienda ci ha messo a disposizione per incontrarci e rilassarci.

È proprio lì che ho preso Il treno dei bambini un romanzo che mi ha lasciato davvero tanto. Posso dire che porto un po’ della mia anima da giurista anche nelle letture: tendo a cercare i “mattoni”, forse ho un debole per i tomi che mi ricordano il codice civile…

Sono meno quadrata con la musica: spazio dai Led Zeppelin a Jimi Hendrix alle colonne sonore di film o serie tv che ho visto. Ultimamente sto ascoltando quella di Skam Italia, mi ci sono appassionata perché è ambientata nel liceo che ho frequentato anche io. Da brava figlia di papà chitarrista, la musica mi piace tutta. Ora che ci penso, forse questo è il mio aspetto “meno precisino”…

ELISA AGLIERI RINELLA

#smipeople_Paolo Sabatino

Per me, la storia è sempre stata una finestra sul presente: lo strumento per dare una risposta a centinaia di perché. Se penso poi che è grazie al mio attuale lavoro che mi si è riaccesa la passione per questa materia…

Ciao a tutti! Sono Paolo, tecnico di presidio alla Soprintendenza Archeologica di Roma, Smier e “romano romano”. Sono una di quelle persone iper fortunate che ha il privilegio di recarsi a lavoro in un luogo che trabocca bellezza e cultura!

A stare così a contatto ogni giorno con epoche lontane, mi sono ritrovato a prendere in mano i libri di storia e ad approfondire in particolare la storia della mia città, che per quanto avessi studiato a scuola, con tutte le cose che ci sarebbero da sapere, ne avrei ancora per anni! Sono sempre stato affascinato dai misteri, sia i punti di domanda del passato, che da quelli del futuro: a forza di guardare le stelle, magari a breve riusciremo anche a capire dove arriveremo

Sarà per lo stesso motivo che appena posso scappo sulle Dolomiti: mi piace tanto camminare e amo immensamente la montagna, per questa voglia di scoperta, di arrivare fino alla cima per capire cosa si nasconde lassù. La zona che preferisco? La Val di Funes!

Astronomia, storia e natura per me hanno la stessa funzione: sono un modo per capirci, per andare al di là, per non fermarsi alle apparenze e approfondire. Un po’ come sono io, fin da piccolo sono una persona molto curiosa. Ho letto tutti i libri di Stephen Hawking. Perché se non arrivo in fondo alle cose, non mi sento soddisfatto.

È una caratteristica che porto anche al lavoro, non mi fermo fino a che non ho risolto qualsiasi problema o richiesta mi venga sottoposta. Voglio che le cose vengano fatte bene e devo ammettere che mi sento estremamente gratificato quando le persone sono contente di quello che ho fatto. Essere stato utile a qualcuno mi ripaga immensamente.

Questa caratteristica me l’hanno fatta notare i miei colleghi: mi dicono spesso che la mia più grande qualità è la disponibilità. D’altro canto però, anche io a lavoro sono circondato da persone meravigliose. L’ho capito quasi subito, quando sono arrivato nel 2017, in SMI ho sentito un fortissimo spirito di squadra, ci si aiuta l’uno con l’altro, l’obiettivo è il risultato finale da raggiungere in gruppo, senza però sottovalutare il valore e l’importanza del singolo.

Per me che ho avuto un percorso lavorativo abbastanza anomalo questo senso di appartenenza è stato fondamentale fin da subito. Sono passato dal settore amministrativo, ad un’esperienza nel Nord Italia, all’avere un negozio tutto mio… diciamo che nella vita non mi sono fatto mancare niente e che all’informatica sono arrivato con un po’ di ritardo, ma con assoluta determinazione. Per fortuna ho trovato un ambiente molto simile alla mia personalità, dove voglia di crescere e formazione continua sono veri e propri valori aziendali.

PAOLO SABATINO

#smipeople_Mirella Vendetti

Già dalle mie prime settimane in SMI ho cominciato a vedere dei paralleli tra il settore informatico e l’ambiente dove ho lavorato per 30 anni, il mondo dello spettacolo. Quando parlo di queste similitudini sono in tanti a stupirsi: cosa potranno mai avere in comune due campi così agli opposti?

E invece… Il venire a contatto con persone da ogni parte d’Italia, la voglia di fare tutto con il sorriso, il senso di affiatamento: proprio come quando una compagnia lavora su una pièce teatrale, ogni giorno è una festa, ma anche un passo altamente studiato di un percorso più lungo.

Sono una persona grintosa, disponibile, che non si tira mai indietro. Amo lavorare in gruppo, scambiare opinioni e pensieri. La mia professionalità si è formata interamente nel campo delle pubbliche relazioni. Nello specifico, nell’ambito teatrale, dove tutto è comunicazione. Cast, regia, segreteria… ho seguito la creazione di uno spettacolo dalla A alla Z.

Per circa 3 anni, ho fatto la mia parte anche in televisione: tra un casting, una produzione televisiva e tante riprese per alcune grandi reti nazionali, ho incontrato mio marito. Da collega, è poi diventato padre delle mie due figlie, che con i loro risultati scolastici mi rendono ogni giorno una mamma orgogliosissima.

Quando il settore dello spettacolo è andato in crisi causa pandemia è stato molto difficile. Il periodo mi è servito però per comprendere l’importanza delle mie soft skills e di quanto questo tipo di competenze non siano settoriali: se mi trovo bene nell’ambiente di continua crescita che c’è in SMI è perché il rinnovamento costante è un valore in cui credo tantissimo.

Non mi fermo mai. Frequento la palestra, sono una grande patita di rock, grande fan degli Stones e di Bowie, il poco tempo libero che mi rimane lo dedico al mio cane e alla lettura. Nell’ultimo periodo sto leggendo “Lettera alla madre sulla felicità”, di una delicatezza incredibile.

La cosa che mi piace di più del mio lavoro come Front Office è la possibilità di trasformare una peculiarità del mio carattere in una vera e propria abilità. Qui, la parte più preponderante della mia personalità, quella che porta allegria ovunque, funziona perfettamente. Io e il mio team siamo il primo contatto per il cliente, risolviamo i problemi relativi all’informatica e agli applicativi.

Credo che il mio miglior pregio sia riuscire ad entrare facilmente in sintonia con tutti, amo fare domande, approfondire, non sono la classica operatrice sbrigativa. La mia parte preferita dello stare a contatto con i clienti è il rapporto di fiducia che dopo un po’ viene ad instaurarsi: quando ritrovo al telefono persone con cui ho già parlato è davvero, davvero molto bello. I miei colleghi dicono sempre che la mia simpatia supera ogni altra cosa, spero davvero sia un pensiero condiviso anche dai nostri clienti.

E pensare che sono andata a fare il colloquio senza sapere di cosa si trattasse… ora mi ritrovo con una seconda famiglia. Per me infatti, non si parla più solo di #SMIpeople, ma di #SMIfamily!

MIRELLA VENDETTI

#smipeople_Rocco Grattà

Sarà capitato a tutti una volta nella vita di provare quella sensazione di stagnazione professionale, di assenza di stimoli. È proprio quell’impressione che mi ha portato in SMI.

Mi chiamo Rocco Grattà e ricopro il ruolo di IT Specialist. Dopo anni in cui non vedevo prospettive di crescita professionale per me, ho iniziato a cercare nuovi stimoli e nuove opportunità. Così ho fatto un colloquio in SMI e ho capito che qui l’aria che si respira è diversa fin dal primo momento in cui ho messo piede in azienda. Un’aria che sapeva di “nuovo” e di crescita. Sia chiaro, i tanti lavori fatti prima di entrare in SMI mi hanno fatto crescere, ma non ero completamente soddisfatto.

La prima persona che ho incontrato in SMI è Cesare Pizzuto. È stato lui direttamente a parlarmi dell’azienda e del sogno che c’era dietro. All’epoca eravamo meno dipendenti, ma le idee erano già chiarissime: creare una società che, crescendo, potesse garantire un futuro alle persone che vi lavorano. Avevo trovato un’azienda il cui CEO mi stava dicendo quanto fosse importante il valore aggiunto di ogni dipendente. Questo mi ha convito e mi ha dato la forza di superare l’ostacolo più grande: dover lasciare la mia terra, la Calabria, e i miei affetti più cari.  

Oggi sono felice di dire che del mio lavoro mi piace il poter affrontare ogni giorno nuove sfide lavorative, che stuzzicano la mia curiosità e la mia fame di conoscenza. Mi è anche da stimolo il confrontarmi con persone nuove che, come me, hanno la passione per la tecnologia e l’informatica. Ecco, le persone. È proprio come mi ha detto Cesare la prima volta: sono loro che fanno la differenza qui, perché ciascuno di noi si sente parte integrante di un tutto ed è spinto a mettere la propria personalità e le proprie passioni in quello che fa.

Se dovessi convincere qualcuno a venire a lavorare in SMI gli direi proprio che questa azienda è fatta di persone e non di matricole. E dirò di più: sarei disposto a “combattere” pur di non perdere il rapporto profondo che si è creato con alcuni dei miei colleghi Smier, dopo un viaggio premio in Olanda che l’azienda ci ha regalato a gennaio 2020, poco prima del lockdown.

E adesso? Mi vedo ancora in corsa verso una crescita professionale continua, che spero possa continuare a essere un valore aggiunto alla realizzazione del sogno di SMI. E sono sicuro che l’approccio rivoluzionario e innovativo di questa impresa nel mondo dell’IT le consentirà di primeggiare nel settore. 

ROCCO GRATTA’

#smipeople_Cristina Calendini

Mi chiamo Cristina Calendini e in SMI lavoro come Service Desk Operator, attualmente presso un Ente della Pubblica Amministrazione per cui sono occupata come Front Desk Operator.

Il mio percorso di studi e successivamente professionale non nasce nel mondo dell’IT. Inizialmente ho studiato tecnica pubblicitaria, affascinata dal mondo della comunicazione e della pubblicità; conseguita la laurea triennale, per avere una visione un po’ più ampia oltre che per avere maggiori possibilità e aspettative nel mondo del lavoro, ho scelto di frequentare Comunicazione d’Impresa.
Le mie prime esperienze lavorative sono state proprio nel mondo della pubblicità, dove ho ricoperto prima il ruolo di Art Director Junior, per poi passare ad una azienda diversa, del settore IT, in cui mi occupavo del marketing. Lì ho capito che il mondo dell’informatica era un settore che mi piaceva decisamente di più, per quel suo essere sempre in continua evoluzione e perché ti chiede di formarti costantemente. E questo è decisamente un aspetto molto affine al mio carattere.

Conosco il management di SMI da molto tempo e sono stati loro che hanno creduto molto in me e mi hanno “buttata” in questo mondo. Hanno voluto stimolarmi e, sebbene io avessi coscienza di non avere competenze adeguate, credo che in fondo avessi solo paura del cambiamento. Mi hanno spronata e di questo gliene sono grata perché credo che da sola, senza la loro “spinta gentile”, non avrei mai avuto il coraggio di cambiare completamente vita, di cambiare completamente settore. Lo sappiamo non è facile lasciare una comfort zone!

Oggi, grazie a quella spinta gentile, capisco pienamente che dare supporto agli utenti è la cosa che mi piace di più e torno a casa soddisfatta perché so di essere di aiuto. Ho capito che questo è il mio mondo, la mia dimensione.

Lavoro per conto di SMI in una Pubblica Amministrazione e alla fine coincide molto con i miei studi: ho unito il mondo della comunicazione con il mondo dell’IT. Sono soddisfatta di questo ruolo, ogni giorno c’è sempre da imparare, non è mai tutto uguale, ogni giorno ti trovi catapultata in un mondo differente aggiungendo conoscenza alla conoscenza. E poi, più importante di tutto, il ruolo che svolgo rappresenta me stessa, una sfumatura del mondo dell’informatica che coincide con me. Ogni giorno è come se fosse nuovo: la costruzione del flusso di lavoro è come se avvenisse in parallelo con gli utenti. E se ci penso, in fondo il bello dell’informatica è proprio che ogni giorno hai la possibilità di reinventare e reinventarti.

Se osservo SMI dall’esterno mi appare come una azienda molto giovane, dove la differenza di età e di ruoli non è percepita né reale. È fortemente inclusiva SMI, riesce a rappresentare il legame forte che ci deve essere e che c’è nelle famiglie. Non c’è una gerarchia delle relazioni, a chiunque si può chiedere nel momento del bisogno. La cosa che adoro di SMI è che, in modo molto naturale, ti connette con gli altri Smiers, come se ci si conoscesse da molto tempo. Inoltre, è un’azienda che cresce insieme a noi e che riesce a trasformare l’IO in NOI, proprio come in una famiglia, in cui l’individualità si fonde con tutti gli altri membri.
Ecco, nel mio futuro, prima dei grandi paroloni che identificano un ruolo, mi piacerebbe poter imparare a trasformare l’IO in NOI, seppur in un piccolo gruppo, e come nella danza (sono stata ballerina per 10 anni) costruire passo dopo passo la coreografia INSIEME.

E poi dentro SMI c’è Cosmico! Lo vedo come un connubio fortissimo tra lavoro e post lavoro, dove stare bene con i colleghi e, perché no, con i clienti: li si dovrebbe portare in Cosmico, perché ha tutti gli elementi per essere considerato una sorta di piazza. È quel luogo in cui vai per sentirti vicino a qualcuno e sai che lo troverai. Fuori dal mondo lavorativo le mie passioni sono la lettura, per imparare cose nuove e curiosare in mondi immaginati, cucinare, mangiare, e il mondo dell’enologia che ha sensazioni sempre diverse da farti apprezzare. Insomma tutto quello che riguarda la sfera della curiosità.

CRISTINA CALENDINI

#smipeople_Luca Del Negro

Mi chiamo Luca Del Negro e sono stato uno dei primi tecnici in SMI, e ancora prima di entrare in SMI lavoravo in una società in cui svolgevo il ruolo di tecnico informatico. Il mio mondo è sempre stato questo, l’informatica, dalle prime consolle in poi.
Posso ben dire che ho percorso tutti i gradini se ci penso, sono partito dalla consegna dei computer!

All’inizio in SMI ho gestito tutta la parte di gestione HP, garanzie e assistenza; poi con il passare del tempo ho iniziato a seguire i presidi e oggi sono più di due anni che sono in BNL come sistemista di terzo livello: è il livello più alto per risolvere i problemi in BNL, insomma io e il mio collega siamo il “Signor Wolf” per tutte le postazioni BNL di tutta Italia!
I primi tempi ammetto che è stata davvero dura, perché il passaggio di consegne con la precedente società non è stato fluido. Sentivo molto il peso della responsabilità, anche delle penali da pagare se qualcosa non avesse funzionato: dal mio lavoro dipendeva la risoluzione, per esempio, di tutti i problemi che i clienti BNL avrebbero avuto con le casse degli sportelli e dei bancomat. I due mesi iniziali sono stati per me davvero intensi ma poi, grazie al team che si è creato – nel quale ci vogliamo davvero bene – tutto ha preso a scorrere con grande soddisfazione.

Adesso sono stato spostato a ricoprire una funzione che posso definire più di logica, gestiamo quindi i pacchetti software che BNL vuole, li testiamo e poi li forniamo a tutte le periferiche a cui occorrono. Un lavoro complesso, organizzato in duecento gruppi tra Francia e Italia, per il quale la mia attitudine caratteriale alla precisione è fondamentale!
Oltre al lavoro c’è sicuramente prima di tutto la mia famiglia, mia moglie, mia figlia; ci sarebbe anche lo sport e le partite a calciotto (che io definisco il calcio a cinque per gli over 40) con i miei colleghi di SMI… ecco questo mi manca molto in questo periodo! Mi manca soprattutto per il legame che ho con questa azienda, che ti mette nelle condizioni di poter crescere e in cui non sei mai sottovalutato.
Ma la particolarità principale di questa azienda è che le persone che la gestiscono hanno fatto i tecnici, si sono “sporcati” le mani, sanno di che cosa parlano, sanno di che cosa hanno bisogno le persone che lavorano con loro. Insomma è una società che davvero ti rappresenta. E poi condividiamo tante cose, ridiamo e scherziamo, che non è secondario perché aiuta sempre a lavorare al meglio.

LUCA

#smipeople_Grace Bellito

Piacere, Grace! Sono molto felice di raccontarvi un po’ di me. È un’occasione per fermarmi un attimo e guardarmi allo specchio: chi sono e cosa desidero dalla mia vita?

Mi piace la donna che vedo di fronte a me, una persona solare, spiritosa, altruista e ottimista. Anche se nel bicchiere è rimasta una sola goccia, per me sarà sempre pieno. Non mi arrendo mai, mi piego di fronte alle difficoltà ma non mi spezzo, se cado mi rialzo sempre. Insomma, sono una guerriera e non mi piace piangermi addosso. Anche quando le cose non vanno come vorrei, io sorrido sempre, perché la vita è bella con tutte le sue sfaccettature e va vissuta godendo di ogni piccolo momento, affrontando e superando gli ostacoli con tutte le forze che si hanno.

Amo stare in compagnia dei miei familiari e dei miei amici. Amo il mare e aspettare il tramonto sulla riva, ma mi piace anche la montagna e fare snowboard. Sono sempre stata amante dello sport, da bambina facevo atletica leggera e ginnastica artistica, poi sono passata al fitness in generale. Ho visto il musical Il Gobbo di Notre Dame quattro o cinque volte, mi piace ascoltare musica, ballare la salsa e cantare a squarciagola (anche se sono stonata), e quando sono in macchina metto lo stereo a tutto volume e canto. Negli ultimi anni, dopo la nascita di mio figlio, ho trascurato queste mie passioni perché volevo dedicarmi completamente a lui, la mia unica ragione di vita. Ma vorrei frequentare un corso di spagnolo e ce la farò!

Per vent’anni la mia famiglia ha gestito un ristorante a Tivoli, “Il Ciocco”, che sia affacciava su Villa Gregoriana. Dopo quella esperienza, mi sono adattata a fare diversi lavori e ho anche gestito un negozio di abbigliamento. Nel 2001 sono entrata nel mondo dell’informatica dove ho lavorato per sedici anni principalmente come operatrice Service Desk. Nel 2018 ho deciso di cambiare totalmente attività aprendo un parco giochi e intrattenimento per bambini. Ogni giorno era una festa e non c’era niente di più bello che contribuire a rendere speciale il compleanno dei bambini, vedere il sorriso e la gioia sui loro volti mi riempiva il cuore. Naturalmente mio figlio ha partecipato a tutte le feste come “infiltrato speciale”.

L’ultimo anno lo definisco “morte e rinascita”. È iniziato nel peggiore dei modi con il covid: perdo la mia attività perché il parco viene chiuso a marzo (e lo è tutt’ora). Mi ritrovo improvvisamente sola, senza lavoro e con un bambino di dieci anni da crescere e proteggere. Ma è proprio per lui che non mi sono abbattuta, non ho mollato e sono rimasta lucida: mi sono rimboccata le maniche ed è proprio allora che è iniziata la mia avventura in SMI. Alla soglia dei cinquant’anni ho voltato pagina e ho ricominciato tutto da capo.

Ho bussato a questa porta e sono stata accolta a braccia aperte e oggi sono immensamente felice di lavorare qui, perché ho incontrato persone fantastiche che hanno creduto in me. Mi occupo si assistenza tecnica, un lavoro che mi dà tante soddisfazioni e grazie al quale posso dedicare la massima attenzione verso il cliente. E poi ci sono i colleghi, persone squisite con cui abbiamo formato una squadra affiatata e pronta ad affrontare qualsiasi sfida.

Ringrazierò per sempre la SMI perché mi ha dato la possibilità di tornare a vivere e sognare. Sono onorata di far parte di questo gruppo, noi #siamolaSMI!

GRACE

#smipeople_Luigi Porcu

Quando ero piccolo il mio più grande sogno era quello di diventare un calciatore professionista. Il giorno in cui l’Empoli Calcio mi ha ingaggiato avevo 13 anni. Ero molto giovane e la vita mi metteva di fronte a sfide importanti: la lontananza della famiglia, i ritiri, la scuola da conciliare con gli allenamenti. È stata sicuramente un’esperienza che mi ha formato e ha contribuito a consolidare il mio carattere. Nel 1998 qualcosa cambia. Una serie di infortuni mi hanno costretto ad abbandonare il calcio professionistico: un trauma. Grazie all’incoraggiamento di mio padre mi sono rialzato e ho cominciato ad affacciarmi nel mondo del lavoro sino ad entrare come borsista presso un’azienda. Da lì è iniziato un nuovo capitolo della mia vita.

Ho cominciato a lavorare come tecnico hardware e, proprio nel corso di questa lunga esperienza, ho conosciuto Cesare Pizzuto. Cesare è per me una figura molto importante, che va ben oltre il lavoro. Ci conosciamo ormai da diversi anni e posso dire che, oltre ad avere un ottimo rapporto lavorativo, siamo legati anche da una bellissima amicizia. Cesare ha creduto in me quando pochi erano disposti a farlo. Ha capito come valorizzare la mia professionalità, portandomi verso il ruolo che ricopro tuttora: tecnico di presidio. Si tratta di una posizione che richiede soprattutto la capacità di assumersi delle responsabilità, cosa che un tempo non ero in grado di fare. Oggi posso finalmente dire il contrario.
Amo ciò che faccio e lavoro molto. Le mie giornate sono davvero intense: ho una moglie, sono papà ma, nonostante questo, cerco sempre di ritagliare un po’ di spazio anche per me. Nel tempo libero corro oppure vado in bicicletta. D’altra parte, lo sport rappresenta da sempre un aspetto fondamentale della mia vita. Ha fatto parte del mio passato, ma gioca un ruolo altrettanto importante nel mio presente, influenzando anche il mio atteggiamento sul lavoro.

Se oggi sono come sono, una persona spiritosa, scrupolosa, ma soprattutto grintosa, lo devo anche al calcio. Non mollo mai e in azienda do tutto me stesso, cercando sempre di migliorarmi e crescere giorno dopo giorno. Sono contento di lavorare in un settore dinamico e in cui non si finisce mai di imparare, ma soprattutto mi piace far parte del mondo SMI.
Per me questa azienda non è soltanto una grande società, ma anche una bellissima famiglia. Sono orgoglioso di esserne membro e di condividere i risultati positivi con tutto il team. Quando riesco a soddisfare un cliente sento di essere felice, non solo per me stesso, ma soprattutto perché si tratta di un nuovo traguardo raggiunto da tutta la squadra.

LUIGI

#smipeople_Maria Chiara Fibbi

Se non ti sperimenti, vivi una vita al 50%: questo è il mio motto e il filo conduttore che ha guidato la mia vita, soprattutto negli ultimi anni. Sì, perché non sono sempre stata così.
Ho seguito un percorso di studi molto lineare: prima il diploma di maturità classica, poi la laurea in Giurisprudenza, convinta che fosse questa l’unica strada per trovare un lavoro concreto e sicuro. Avevo pianificato quasi ogni cosa, ma la vita era pronta a sconvolgere tutti i miei piani. Per ben 10 anni ho lavorato presso un’azienda che forniva assistenza ai clienti. Poi, però, sono diventata mamma di tre figli e ho dovuto fermare tutto.

È passato un po’ di tempo ma, sulla soglia dei 40 anni, ho dovuto rimettermi in gioco. Ho lavorato come commessa e successivamente come segretaria in uno studio medico. Esperienze che mi hanno certamente arricchito, ma che non erano quello che volevo davvero.

L’incontro con la mia grande opportunità è avvenuto a marzo di quest’anno, quando SMI mi ha proposto un colloquio per una posizione nel Service Desk. A 50 anni compiuti non mi aspettavo certo un’occasione di questo genere. E invece è arrivata e mi ha sorpreso positivamente.

Dopo tanti anni, sono tornata ad occuparmi di assistenza ai clienti, un lavoro che mi piace davvero e che mi permette di esprimere me stessa al 100%. Aiutare gli altri mi rende felice: credo sia la mia vocazione. D’altra parte, tempo fa ho deciso di iscrivermi a un corso di formazione in counseling, una passione che avevo da sempre ma non ero mai riuscita a coltivare e che ora porto tutti i giorni con me, anche a lavoro. Mi piace molto lavorare in team e contribuire alla formazione delle risorse, ma il lavoro non è la sola cosa che riempie la mia vita.

Nel tempo libero dipingo: è un’attività che mi fa sentire libera e che potrei fare per ore senza sentire la stanchezza. Perché, quando fai quello che ami, puoi riuscire davvero in tutto, attingendo a risorse che non pensavi di avere.
È così che mi sento adesso e lo devo anche a SMI. In questa azienda ho trovato quello che cercavo e, soprattutto, un’attenzione unica verso le persone e i loro bisogni. Questo aspetto mi gratifica molto e ora posso dire di essere davvero felice.
D’altra parte, se trovi un lavoro che ti piace, è meglio che vincere alla lotteria!

MARIA CHIARA

#smipeople_Marco Reali

Serietà, affidabilità e passione sono le parole chiave della mia personalità; cerco di fare la differenza ogni giorno evolvendomi professionalmente e personalmente. Mi piacciono le sfide, sono in continua ricerca di nuovi stimoli e mi piace circondarmi di persone da cui poter imparare.

La tecnologia ha rappresentato tutto questo. Una sfida, una sorpresa e una rivelazione per il mio presente. Ho sempre avuto la passione per la tecnologia. Fin da piccolo mi dilettavo con l’uso di computer e i suoi programmi, ma in maniera del tutto autodidatta. Prima di SMI però non avrei mai pensato che l’informatica potesse diventare il mio lavoro.

Ho studiato scienze politiche, settore che mi ha sempre appassionato ed incuriosito; tutt’ora amo leggere e restare aggiornato su politica e attualità. Una volta conclusi gli studi ho provato ad intraprendere diversi lavori, ma nessuno mi ha soddisfatto al 100%.
Volevo di più, cercavo di più, non mi volevo fermare.

Il passaggio al mondo professionale della tecnologia e dell’informatica si è verificato in maniera piuttosto casuale. Il mio CV era ancora acerbo, ma evidentemente emergeva la voglia di mettersi in gioco.

Sono passati 4 anni da quando ho conosciuto Cesare, il CEO dell’azienda, e da quel primo giorno SMI è diventata la mia seconda famiglia.
Ogni giorno mi impegno per portare i migliori risultati e garantire ai clienti un servizio di qualità.

Mi sento fortunato ad aver trovato una realtà solida che mi ha insegnato l’etica sul lavoro, la disciplina e il lavoro di squadra.
Sono ancora giovane, i sogni nel cassetto e gli obiettivi da raggiungere sono numerosi. Sento di appartenere ad un’azienda con un approccio innovativo e in continua espansione, con colleghi straordinari con i quali condivido l’entusiasmo nell’esplorazione di nuovi universi.

MARCO

#smipeople_Laura Bresolin

Cercavo una casa da sempre, ci credevo. Se non smetti di cercare, quello che è destinato a te troverà il modo di raggiungerti.

Mi sono sempre sentita fuori dal tempo e dallo spazio. In un contesto in cui la produttività sembra dover primeggiare a tutti i costi, per me la filantropia è invece l’unica ragione d’essere, quel filo rosso che ha sempre guidato le mie scelte.

Nata con la passione per l’essere umano e per la sua essenza, ho seguito prima gli studi in criminologia e poi in psicologia del lavoro. Il mio sogno è sempre stato occuparmi del prossimo, dedicarmi all’ascolto dell’altro; meno importante il ruolo che avrei assunto nel tempo.

Gli sport che pratico alimentano invece il mio spirito competitivo. Le mie grandi passioni sono il bodybuilding e lo snorkeling. Con il primo ho imparato ad individuare i miei limiti fisici, ma soprattutto mentali, e anche a superarli, alzando l’asticella sempre più in alto. Con lo snorkeling invece, oltre alle meraviglie del fondale marino e alla pace di un silenzio assordante, ho compreso fin dove posso spingermi. E ogni metro che guadagno rappresenta una nuova prova superata.

Nella ricerca continua di “quella” casa, inconsapevole dei rischi del lockdown, poco prima della pandemia globale, ho lasciato il lavoro precedente e il destino mi ha fatto incontrare SMI, dove attualmente ricopro il ruolo di Administration Office Assistant.

In SMI ho trovato quello che cercavo. Investire le proprie energie non solo ai fini produttivi ma per un’azienda in cui credi e che rispetti, aumenta il valore di quello che fai; qui ho trovato tutto questo, e non solo. Per la prima volta è stato dato ascolto  anche a parole non dette.

Ho ritrovato il mio spazio ed il mio tempo nello YOUniverse di SMI, dove al centro ci sono le persone e dove io terrò la mia mano sempre tesa verso l’altro.

LAURA

#smipeople_Davide Scaccia

“Le idee possono sempre portare a qualcosa di buono”.

Sin da piccolo amavo cucinare per l’aspetto creativo proprio dell’arte culinaria. L’idea che la combinazione di più ingredienti potesse generare nuovi sapori mi ha sempre affascinato.

Dopo il liceo ho vissuto tutte le fasi tipiche dell’esperienza nell’ambito gastronomico: prima come lavapiatti, successivamente aiuto chef e infine ho lavorato nel settore della banchettistica. Poi il mio percorso mi ha portato lontano dai fornelli.
La volontà di trasformazione e la curiosità di scoprire quali possibilità di azione avevo nel mondo sono state più forti. Cambiare è importante per me; credo che solo in questo modo si possano scoprire le proprie capacità e le diverse opportunità che la vita ti riserva. Così prima il lavoro come agente immobiliare, poi contact center supervisor per 5 anni. Infine, un nuovo cambiamento; un incontro casuale e fortunato che mi ha portato qui, in SMI come service desk operator.

SMI è un’azienda che definirei colorata. Se fosse un piatto sarebbe un primo con un bell’ornamento e un’ottima materia prima. Faccio parte dalla squadra da poco prima del lockdown e non sono riuscito a viverla pienamente, ma lo spirito positivo del team con i suoi valori, quali passione e curiosità li ho avvertiti sin da subito e condivisi.

Ho da sempre visto l’innovazione come quell’insieme di ingredienti standard che nell’atto di essere combinati danno vita a qualcosa di nuovo e in SMI ho trovato il gruppo in cui poter sperimentare, tutti insieme.

DAVIDE

#smipeople_Antonella Ciangherotti

Imparare dal passato per migliorare il futuro. È da questa certezza ed esigenza di capire la storia che è cominciata la conoscenza del mondo che mi circonda e della sua evoluzione.
Potrebbe sembrare fuori dal tempo la narrazione del mio percorso di crescita, prima con una Laurea in Scienze Naturali, poi un Dottorato in Paleontologia ed ora il mio ruolo in SMI.

L’interesse per la ricerca e l’esigenza di esplorare mi hanno spinto a comprendere la natura nel suo complesso, andando quanto più indietro possibile nel tempo, dove tutto è iniziato.
I miei studi artistici, così come quelli accademici, sono stati molteplici e su differenti discipline: ho studiato pianoforte, canto e danza, e oggi coltivo giornalmente queste passioni.
La tecnologia si è inserita nella mia vita proprio grazie alla musica. Ricordo ancora l’incontro con i primi pc, quando mio padre da musicista professionista mi ha insegnato a comprenderne le potenzialità. Mi ha trasmesso l’idea della tecnologia in quanto strumento di supporto alle espressioni artistiche. E di strada ne è stata fatta in tal senso.

In SMI attualmente ricopro il ruolo di Service Desk Manager. Gli studi statistici e classici mi aiutano ad andare nel dettaglio delle attività, ma anche ad osservarle nel loro complesso. Il mio lato creativo invece interviene trovando soluzioni innovative, che fanno guardare al problema con una differente prospettiva.

Nel tempo la voglia di esplorare è diventata più forte di prima ma è rivolta verso il futuro, dove creatività e tecnologia assumono un ruolo sempre più significativo.

ANTONELLA

#smipeople_Daniele Ucci

“Mi piace capire quello che faccio, è importante per me arrivare a una consapevolezza e comprendere fino a che punto possa spingermi. Come in pista, in sella a una moto, è importante conoscere e testare i limiti del mezzo e del percorso, guardando sempre con fiducia al traguardo.

Sono diversi i momenti che hanno segnato la mia vita, scelte che hanno determinato le direzioni successive che ho intrapreso, dettate dalla curiosità, dalla voglia di capire, esplorare e comprendere le varianti che spostano l’asticella determinando il successo.

Il 25 giugno 2012 è il giorno che più di tutti ha stabilito un cambiamento nella mia vita. Una caduta durante il Campionato di Motorsport, il pensiero a mia figlia di solo un anno; l’amore di padre ha cambiato le mie priorità e dettato nuovi obiettivi.

Lo sport è rimasto un aspetto essenziale della mia vita. Tutte le mattine un giro in bici o una corsa a piedi sono il mio rito fondamentale per una partenza positiva, un momento di raccolta e di stimolo.

Prima arruolato nell’Arma dei Carabinieri nel reparto di criminologia e reati informatici poi, dopo la sofferta scelta del congedo, nell’ambito della cyber security con un progetto internazionale. Successivamente, è nata la necessità di cambiare e ripartire. Darmi una nuova possibilità, professionale e personale.

Nel 2018 l’incontro con SMI, un’azienda che da l’opportunità di esprimere te stesso, dove esplorare nuove realtà e nuove modelli di business è una regola e non una eccezione. In SMI ricopro la figura di Business Developer ed essere parte di questa squadra significa avere ogni giorno fiducia ed autonomia.

Sono di nuovo in sella, nuove piste, nuove sfide.”

DANIELE

#smipeople_Roberta Lisi

La vita è un ciclo di occasioni, una serie di eventi più o meno fortunati che bisogna saper accettare sempre e comunque con tenacia, fiducia ed ottimismo.

Chiusa una porta si apre un portone, ed è proprio vero! La mia vita è stata caratterizzata sin dalle primissime esperienze da momenti di piena attività alternati a crisi, interruzioni.
Il cambiamento non mi spaventa. Anzi, è fonte di nuove opportunità.

Tutto è iniziato con una sfida vinta con giovani colleghe piene di entusiasmo che poi nel tempo mi ha portato ad assistere ai primi grandi cambiamenti ed al passaggio dal cartaceo al digitale legati alla patente di guida. La “memoria storica” mi definiscono i colleghi del mondo dei trasporti, e saper di aver contribuito a questi processi è davvero stimolante ed entusiasmante.

Il mio lavoro è la mia passione ma il mio sogno nel cassetto è il viaggio. Non riesco a dedicarmi molto alla scoperta di “nuovi mondi”. Le mie giornate si dividono tra la famiglia, la casa ed il lavoro. Resta però sempre importante per me trovare occasioni per attivare nuovi stimoli: le uscite con le amiche e le attività sportive sono i momenti che preferisco.

Nella continua ricerca di quel senso di appartenenza e la voglia di costruire, due anni fa la mia strada si è incrociata con quella di SMI.
E così, come è stato per i diversi momenti significativi della mia vita, ho incontrato SMI “per caso”. In azienda mi occupo di assistenza tecnica per il Ministero dei Trasporti, un ruolo che richiede precisione e che rispecchia il mio lato più pignolo.

Essere parte di SMI per me significa essere tornata da dove ero partita. Aver trovato quell’entusiasmo che avevo lasciato alla Roberta di 25 anni fa. Un senso di appartenenza ritrovato, dove la condivisione dei progetti e degli interessi sono la chiave del successo di squadra. Una squadra fatta di persone. E questo mi piace.

ROBERTA

#smipeople_Riccardo Castrichini

La tecnologia per me è sempre stata la chiave per poter capire meglio la natura fisica del mondo che mi circonda. A guardare la mia formazione, ti potresti chiedere: ma la tecnologia dov’è? Prima l’agrario alle superiori, poi la laurea in Scienze e tecniche sportive: discipline in confronto alle quali il pc sembra un ossimoro. Invece no.
A scuola il mio interesse era tutto per le coltivazioni fuori suolo: capire come controllare l’ambiente per far crescere le piante era possibile solo attraverso la tecnologia. Quest’ultima ritorna nella mia vita con l’esame di Match Analysis all’università: una rivelazione. Studiavo come rendere quantificabile, traducendolo in numeri, il gesto tecnico di un atleta.
Lì si è agganciata la mia passione. Intravedevo nella tecnologia la possibilità di realizzare l’inimmaginabile: provare a rendere descrivibile l’inafferrabile, ovvero il talento innato di un atleta. Da allora il computer è venuto in campo con me, quando ero preparatore atletico specializzato nel settore giovanile.

Ma quello che sapevo, non mi bastava più. Volevo migliorarmi e imparare: è così che inizia la mia avventura in SMI.

Qui mi sento come in palestra: imparo continuamente cose nuove, mi confronto con sfide sempre diverse. Siamo un gruppo affiatato: anche adesso che siamo costretti a stare distanti, ci sentiamo tutti i giorni. Ci siamo sempre l’uno per l’altro, a “testuggine”.

E per me, che ho sempre considerato la squadra la dimensione ideale per lo sport, è come continuare a indossare gli scarpini dietro lo schermo di un pc.

#smipeople_Francesca Ostili

“Se c’è una cosa che mi affascina è il potere delle parole.
Le cerco negli incontri con le persone, nei libri di cui non riesco a fare a meno e da un po’ le scrivo pure nelle recensioni, che per me è come condividere un’emozione.
Alla lettura vorace di ora ci sono arrivata con la nascita di mia figlia. Prima ero presa dal lavoro, dalla palestra. La sera, mentre le ero vicina aspettando che si addormentasse, leggevo con le lucine fatte apposta per la lettura “carbonara”. E così le pagine si sono accumulate nella mia vita e sono diventate anche lo strumento per avvicinare quella degli altri: alla fine mi è sembrato naturale entrare a far parte del circolo di lettura della biblioteca del mio quartiere.
Leggiamo lo stesso libro e poi ne parliamo, tirando fuori le nostre sensazioni, intrecciandole, come in una sinfonia collettiva, perché le parole per me sono soprattutto musica: la musica che risuona anche dopo che hai chiuso l’ultima pagina, che mi appunto ovunque, per riprodurne il suono quando ne ho bisogno, come quando senti la stessa canzone perchè non riesci a farne a meno.
E poi la lettura ti educa all’ascolto, a fare spazio dentro di te per le parole dell’altro.
Per SMI mi occupo di assistenza IT da remoto: nel mio lavoro è fondamentale ascoltare, trovare le parole giuste per sciogliere la difficoltà del momento. Ora lo sto facendo per i dipendenti del Ministero della Salute: ne sono orgogliosa.

Noi tutti in SMI stiamo cercando di dare il nostro contributo in questo periodo complicato, mettendo nel lavoro quotidiano la nostra attitudine a fare squadra, e quell’attenzione alle parole giuste, capaci di risuonare anche da un capo all’altro del telefono e dire: noi ci siamo per te”.

FRANCESCA

#smipeople_Gianpaolo Tuzzo

“La mia vita ha sempre camminato su un doppio binario: la passione per l’informatica e quella per la musica. I computer erano lo strumento con cui potenziare la mia esperienza con i videogiochi: mi informavo sulle ram, sui requisiti minimi per giocare, volevo capire come erano fatti dentro per migliorarne le prestazioni. A tredici anni, come regalo di compleanno, ho chiesto una scheda video: me la sono montata da solo per giocare a Splinter Cell. Poi negli anni dell’università, la tecnologia si intreccia con la mia altra passione, quella fatta di note. Mi trasferisco da Messina a Roma per studiare ingegneria del suono: facevo già il deejay e volevo capirne la parte tecnica.

La musica mi accompagna da sempre: piccolissimo, il mio gruppo preferito erano i Nirvana, introdotti da mia sorella più grande.
E anche per ascoltare la musica avevo bisogno di un computer: la mia playlist era in digitale, e io l’avevo ordinata tutta con le copertine, per me indispensabili. Da ragazzo scopro un duo di deejay, i 2manydjs: mixavano musica classica tipo i Beatles con l’elettronica, mettevano le copertine dei dischi e le animavano. Ne ero rapito.
Li ritroverò il prossimo giugno a Barcellona, al Sonar, dove faranno solo dj set in vinile: la tecnologia che recupera e migliora l’esperienza del passato.
Se dovessi individuare un denominatore comune per le mie due passioni, direi che è la necessità di cercare stimoli.

È questa fame di imparare, di espormi al nuovo che mi ha portato in SMI, il 24 giugno 2019, giorno del mio onomastico: davvero un bel regalo.
Rispetto alle mie esperienze precedenti, qui senti subito che non sei considerato solo un numero di matricola, ma sei una persona a cui viene prestato ascolto e attenzione.

In SMI ti viene non solo riconosciuto un valore, ma ti aiutano a farlo crescere, perché non c’è altro modo per diventare grandi”.

GIANPAOLO

#smipeople_Thomas Settimi

“In genere un informatico te lo immagini come un tipo quadrato, che ragiona a codice binario: solo sequenze di zero e uno. Invece per me l’informatica si è sempre unita alla fantasia, alla capacità di costruire mondi.
Per anni il computer – il commodore 64 – è stato la mia porta di accesso a universi paralleli. Sono stato un appassionato giocatore di MMORPG – Multimedia Massive Online Role Play Game. Nel primo, il più famoso, World or Warcraft, impersonavo uno sciamano. Ci giocavo con gli amici, studiando l’identità del mio personaggio e le interazioni con gli altri. Una partita poteva durare mesi, in un intreccio imprevedibile di soluzioni che venivano fuori dalla creatività dei giocatori. È così che ho cominciato a scrivere, grazie alla mia passione per i videogiochi.
E la scrittura anni dopo è stata la chiave di accesso alla mia professione di oggi.

Erano gli anni dell’università: per guadagnare qualcosa ho iniziato a recensire smartphone per due blog di tecnologia. Da lì è scaturita la mia professione, mettendo insieme tutte le mie passioni – le parole, l’informatica, le persone – e la voglia di imparare sempre.

E come nel gioco del domino, in cui l’ultima tessera determina il movimento della successiva, è stata la necessità di continuare a imparare che mi ha portato, da pochissimo, in SMI.

Cercavo un ambiente di lavoro in cui si prestasse attenzione alla qualità delle relazioni: la sera volevo tornare a casa con la consapevolezza di aver passato il tempo non a sopravvivere ma di averlo speso nel miglior modo possibile. Con il passare degli anni impari a volerti un po’ più bene e ti rendi conto che il tempo di lavoro è tempo di vita, l’unica che hai. In SMI mi sono subito sentito nel posto giusto: i rapporti tra di noi sono fantastici, con tutti. E anche dal punto di vista tecnico, sto crescendo tanto, mentre prima mi sentivo fermo.

Se dovessi utilizzare una delle parole che amo per descrivere SMI, sceglierei questa: valore, alle persone e al tempo che si passa insieme.

E non puoi desiderare di “giocare” una partita migliore”.

THOMAS

#smipeople_Alessia Galli

“Io sono una che non ha paura. Strano a dirsi, perché sono timidissima e quindi proprio non ce l’ho quell’attitudine spavalda e pure un po’ sfrontata dei temerari. Però non ho mai avuto paura di cambiare quando sentivo che un lavoro, una situazione, un posto, non mi facevano star bene o non mi stimolavano.
Ho girato parecchio e fatto mille lavori, anche dog sitter in un allevamento di cani da caccia. Scelta facile per me, cresciuta in montagna, in una casa sul lago di Lecco tra cani, gatti e altri animali. Quasi scontato che tra i miei lavori ce ne fosse uno in cui ricercassi quel rapporto stretto con nasi bagnati, peli ovunque e quegli abbracci che non hanno bisogno di arti umani per farti sentire avvolta. Scontato pure che due di loro siano poi arrivati a casa da me, Moon e Bally, a fare famiglia multi-specie.

Nel mio andare, un giorno ho incrociato SMI.

Da subito ho sentito la forza del gruppo, la voglia di fare insieme, evidente anche quando lavori presso il cliente e quindi lontana dalla sede principale. Nel mio primo giorno di lavoro Francesco è stato il primo ad aiutarmi, ad accompagnarmi come si fa con chi muove i primi passi. Poi ho saputo che anche lui era di SMI. Con Francesca non ci basta nemmeno più vederci ogni giorno al lavoro, così finisce che quando ci salutiamo ci chiediamo: “che facciamo dopo?”. E poi anche Jacopo e gli altri: non mi era mai capitata una cosa così, c’è una collaborazione fuori dal comune.
Durante la prima cena aziendale mi è stato chiesto quale fosse il mio sogno, perché insieme avremmo potuto raggiungerlo.

Io non lo so ancora quale sia il mio, ma percepisco la forza di quello di SMI e la sua spinta a guardare oltre.

E io che andavo ovunque, in cerca di stimoli e relazioni, ora non ho paura di fermarmi”.

ALESSIA

#smipeople_Ivan Siciliano

“Come per molti, tutto ha avuto inizio in un garage, quello di famiglia. Mio padre – impiegato amministrativo – passava le ore, nel suo tempo libero, a riparare pc e io accanto a lui, osservavo, passavo un cacciavite, imparavo.
È così che è cominciata anche per me la passione per l’informatica. Smontare e rimontare era diventato il nostro lessico familiare. Ovvio che poi la scelta della scuola è stata programmatore informatico.
In quegli anni arriva anche il mio garage: niente di che, una stanza di 5 metri per 4, non di più, con scaffali da cui pendevano fili, la sedia nera di ferro con lo schienale imbottito, sempre la stessa, anche ora. Ci passavo più tempo che potevo: riparare un danno era come risolvere un enigma.

A 22 anni apro il mio negozio di informatica. È durata per tre anni e mezzo e poi ho dovuto chiudere. Per me è stato difficile rinunciare, ma non potevo fare altrimenti. Ho cambiato lavoro, dovevo, ma la mia passione era sempre là. E non l’ho mai spenta: è per questo che sono a Roma.

A dicembre 2017 faccio un colloquio con SMI via skype, a gennaio lascio tutto e mi traferisco.
Aspettavo l’occasione giusta e con SMI ho sentito che fosse proprio quella. Ho portato con me il mio pc, lo stesso che ho dal 2010. Non l’ho mai cambiato: era quello che avevo nel mio negozio e ce l’ho con me da allora. Ogni tanto aggiorno qualcosa, ma neanche troppo: lui è sempre lo stesso di quando l’ho comprato.

Adesso è con me a Roma, nel lavoro che speravo, dove mi sento parte di un gruppo. Dove la passione che ho dentro ha finalmente trovato il posto giusto in cui stare”.

IVAN

#smipeople_Simona Gualersi

“Da piccola sono sempre stata insicura, mi nascondevo su tutto. Alle recite a scuola? Non mi si vedeva. C’era una festa? Io stavo sempre nell’angolo più buio. La mia personalità l’ho tenuta in secondo piano a lungo, fino a che, intorno ai vent’anni, ho deciso che dovevo far venire fuori chi ero.

Tutto cambia con un piccolo gruppo teatrale e una rappresentazione al fianco di bambini con disabilità. Da quel momento, mi si è aperto un mondo. La chiave di chi io fossi era nell’aiutare le persone. Non ho potuto frequentare psicologia come avrei voluto, ma non mi sono arresa: ho letto tanto, manuali su manuali, perché volevo capire come stare vicino alle persone.
Ricordo come se fosse oggi la me decenne di un tempo, per mano a mio padre, che saluta dal piazzale del Bambin Gesù mia sorella, in isolamento per epatite dietro la finestra di una stanza di ospedale. Ogni giorno, per 40 giorni, ci guardavamo da lontano e io agitavo la mano per salutarla, per farle capire che ero con lei. E mi dicevo: “un giorno starò lì, dietro il vetro di quella finestra, per stare accanto a chi ne ha bisogno”.
Quella bambina, crescendo, con tutti i suoi manuali, ha capito che per aiutare le persone la prima cosa da fare è ascoltarle.
E così ho iniziato a farlo. Ascoltando, ho imparato a lavorare nei gruppi, a guidarli dando valore al contributo di ciascuno.
Mi piace far emergere il piano collettivo, come quei giochini sulla settimana enigmistica in cui riesci a vedere il disegno generale, solo se connetti tutti i singoli punti tra di loro.

In SMI sono responsabile dell’ufficio gare e dei settori amministrativo e logistico, con un team che lavora con me.
La mia soddisfazione più grande? Rientrare dalle vacanze, trovare l’abbraccio del mio gruppo e sentirmi dire “non vedevo l’ora di rientrare al lavoro”.

Ho sempre creduto che fiducia e felicità dovessero essere parole possibili anche in un posto di lavoro.
E qui lo sono”.

SIMONA

#smipeople_Gian Marco Malfanti

“Il primo approccio che ho avuto con un computer è stato con mio padre quando avevo 5 anni: smontandolo, e poi montandolo di nuovo. Mio padre è un tecnico e si può dire che da lui ho ereditato la passione per tutte le cose elettroniche. Un giorno si è messo vicino a me, mi ha detto “guarda, devi fare così” e abbiamo smontato un suo vecchio pc, uno di quelli di un tempo, che erano delle scatole di scarpe enormi che non immagini. Lo abbiamo preso pezzo dopo pezzo e lo abbiamo messo in un altro computer, aggiungendo altre parti e – magia! – ha ripreso a funzionare.
Per me è stato pazzesco: una cosa che era “morta”, inerte, funzionava di nuovo!
Ecco, posso dire che per me la tecnologia è stata un colpo di fulmine.
Da quel momento ho cominciato a stare sui computer: per me giocare, più che con i videogiochi, era capire come funzionava “il dentro”. Non hai idea dei danni che ho fatto, di quante volte ho rovinato il computer a papà, che poi passava le nottate per rimetterlo a posto. È stata la curiosità la molla che ha mosso sempre tutto: smontavo praticamente ogni cosa. Pure il registratore a cassette di mia sorella: l’ho preso e ho messo le macine del Mulino Bianco sulle rotelline per farle girare.

Con gli anni, ho imparato anche a risolvere i danni che facevo e ho trasferito la mia passione nella scuola: io, che ero destinato al Giulio Cesare – il classico di zona – ho scelto di fare l’istituto tecnico, rinunciando pure agli amici che dalle medie si erano trasferiti in massa al liceo dietro l’angolo.
Se mi chiedi qual è il mio hobby, posso dire che quello che mi piace di più è il mio lavoro, perché ho avuto la fortuna di fare quello che volevo fare da che avevo 5 anni.
Sono diventato un sistemista, la persona che installa e configura server virtuali e fisici.

E dal 2017 lo faccio in SMI, dove per me è come ritrovarsi in una community, perché qui ho ritrovato negli altri – anche in quelli che hanno ruoli meno tecnici – la passione che ho dentro da bambino.
E mi diverto”.

GIAN MARCO

#smipeople_Marco dalla Chiesa

“Essere e fare. Il mio rapporto con la musica si gioca tra questi due verbi.
Io sono un musicista, e lo sono a prescindere dal fatto di salire su un palco, di fronte a un pubblico. È l’urgenza di esprimere qualcosa che non sapresti esprimere in altro modo: dare luce a quella parte di te, che altrimenti rimarrebbe nascosta e a cui non puoi rinunciare. Ma allo stesso tempo faccio musica, perché comporre, fare tournée ti costringe ad avere un metodo, un’organizzazione di tempo, energie, spazi per produrre un risultato. Una cosa molto vicina al mio lavoro, che mi impone di gestire il tempo per raggiungere degli obiettivi.

Ora, se mi chiedessi di definire “chi sono” non c’è modo di dividere “Marco” in compartimenti separati: la musica da una parte e il resto dall’altra. La musica fa parte di me dai tempi della scuola, quelli del primo gruppo, i “Medusa intrinseca”.
Allora ci siamo divertiti come matti, ma poi crescendo c’è chi ha preso altre strade e i Medusa si sono separati. Per un po’, finita quell’esperienza, la musica l’ho messa in stand by.

La svolta c’è stata 5 anni fa. Un incontro con un chitarrista, 5 pezzi scritti di getto, un cd proposto per caso a un produttore senza grandi aspettative, che invece ci ha chiamato e ci ha detto: “mi interessate”. Sono nati così i Game Zero. Nel 2015 arriva il primo album, a cui è seguita un’attività live parecchio intensa, in Italia e all’estero: siamo stati un po’ dappertutto, dall’Ungheria, alla Polonia, alla Russia. In Giappone siamo stati addirittura “band della settimana” in una stazione radio.
A chi mi dice che ha un sogno nel cassetto ma che ormai non è più tempo, io rispondo sempre che no, non è mai troppo tardi. Mai. Ci vuole impegno, fatica, dedizione, ma quando hai una passione dentro non puoi fare altrimenti. E chi vive di passioni, risuona simile e si riconosce.

Non è un caso che la vita mi abbia portato a lavorare in SMI: ho subito sentito nel loro progetto lo stesso “fuoco”, quello di persone appassionate, con l’obiettivo di fare azienda in un modo diverso.
Quella stessa passione che ti fa dire che non c’è fatica che ti possa fermare, non c’è sogno che non si possa realizzare”.

MARCO